• Giugno

    28

    2019
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Il mutismo selettivo

Il mutismo selettivo

Il mutismo selettivo e’ un complesso disturbo ansioso che rende difficile o impossibile parlare in determinate circostanze.

Il mutismo selettivo non e’ legato a problemi di sviluppo del linguaggio. Secondo il DSM (Manuale Statistico Diagnostico dei Disordini mentali) il mutismo selettivo rientra tra i disturbi ansiosi. Si tratta di una forma specifica di fobia che come tutte le fobie porta ad una condotta di evitamento.

Nella maggior parte dei casi il mutismo selettivo e’ associato ad altre manifestazioni ansiose come l’angoscia di abbandono e i sintomi ossessivi.

Purtroppo spesso questi casi non sono diagnosticati prima dei 5-8 anni nonostante il disturbo si manifesti gia’ tra i 3 e i 5 anni. Cio’ accade in quanto i bambini che soffrono di mutismo selettivo, non disturbando in classe, vengono considerati semplicemente molto timidi.

La paura di parlare puo’ assumere aspetti differenti. Alcuni bambini sono talmente angosciati che non comunicano per nulla o solo a gesti, annuendo o scuotendo la testa o piuttosto indicando con il dito o alzando le spalle.

Altri bambini imitano i versi degli animali o emettono suoni, alcuni sussurrano singole parole o intere frasi all’orecchio di una persona preferita. Altri ancora parlano con i bambini ma non con gli adulti o viceversa.

Il mutismo selettivo non e’ necessariamente un segnale di problemi in famiglia, puo’ essere scatenato da eventi ritenuti normali come l’inserimento al nido, l’inizio della scuola, un trasloco, la vita in un nuovo contesto.

Nella maggior parte dei casi di mutismo selettivo almeno uno dei genitori del bambino ha sofferto di disturbi ansiosi. Alla predisposizione genetica si aggiunge il fatto che i genitori, incosciamente, spesso favoriscono il silenzio del figlio rispondendo al suo posto anticipando le sue risposte o con altri atteggiamenti tipici del genitore ansioso.

Quanto piu’ rapido e intensivo e’ l’aiuto offerto al bambino tanto migliori sono le probabilita’ di ripresa. Di solito tuttavia la psicoterapia comincia molto tardi.

Stephen Kurtz ha ideato e attivato a New York il programma Brave Buddies (compagni coraggiosi). Si tratta di una terapia di gruppo intensiva per bambini con mutismo selettivo dai 3 agli 8 anni articolata in due cicli di cinque giorni consecutivi a cui si aggiungono quattro giornate singole nel corso di un anno.

Il programma Brave Buddies simula la tipica giornata scolastica americana che si apre con la riunione iniziale in circolo, le presentazioni con domande e risposte, il pranzo, la ricreazione, le attivita’ didattiche e le uscite.

L’obiettivo del programma e’ creare, senza far sentire i bambini sotto pressione, quante piu’ situazioni possibile in cui possano fidarsi e parlare senza aver timore. Ciascun bambino e’ affiancato da uno psicologo o da uno studente di psicologia che valuta i progressi, motiva il bambino e l’aiuta a vivere esperienze gratificanti di successo.

La consapevolezza del valore di Se’ del bambino si estendera’ gradualmente agli altri contesti della vita quotidiana.

Come posso essere d’aiuto:

Durante il percorso psicoterapeutico, un aspetto fondamentale e’ non assillare il bambino con domande ma lasciargli condurre il gioco e solo dopo che si e’ tranquillizzato avviare una relazione anche verbale. Nei casi di mutismo selettivo questa regola e’ fondamentale poiche’ questi bambini sono abituati a dividere il mondo in due: le persone con cui possono parlare e quelle con cui non possono permettersi di farlo. Spesso persone, luoghi e attivita’ conosciute sono ormai compromesse mentre con persone e situazioni nuove non c’e’ ancora una storia di mutismo ‘cronicizzato’.

Pertanto durante il gioco in psicoterapia si comunica senza rivolgere domande, ci si lascia guidare completamente dalle idee del bambino, si descrivono le sue azioni, lo si elogia per cio’ che fa e lo si imita.

Si commenta quello che il bambino o la bambina sta facendo, ad esempio durante il gioco ” hai versato la pasta dalla pentola nello scolapasta senza farla cadere … come sei brava ad apparecchiare la tavola” ecc.

Spesso sono sufficienti pochi minuti di gioco non direttivo perche’ il bambino o la bambina si distenda ed entri in relazione di sua iniziativa attraverso il linguaggio corporeo, la comunicazione non verbale, sorrisi, versi di animali, una particolare espressione del viso, sussurri o perfino qualche parola.

La ripetizione di cio’ che il bambino dice e le lodi gli inviano alcune comunicazioni importanti, innanzitutto che lo si sta ascoltando parlare, che ce l’ha fatta a superare la paura, che ha coraggio e che lo si apprezza per questo suo coraggio. Cio’ aiuta il bambino a definire se stesso come una persona che parla e a sviluppare una maggiore tolleranza allo stress. Le paure nei bambini sono piuttosto comuni e frequenti ma grazie al supporto psicoterapeutico gradualmente iniziano a ridimensionarsi via via che il bambino acquisisce maggiore sicurezza e fiducia in se stesso e nel proprio valore.

Si procede con un lavoro mirato anche sui genitori affinche’ anche loro siano in grado di approcciare nel giusto modo con il bambino al di fuori del setting terapeutico in quanto le occasioni che richiedono il superamento della paura di parlare sono innumerevoli nella quotidianita’.

Puo’ essere d’aiuto utilizzare anche un approccio terapeutico integrativo come l’EMDR (Eye Movement desensitization and reprocessing) o la tecnica della visualizzazione guidata per bambini.

 

 

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