• Febbraio

    28

    2024
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Il declino cognitivo e l’attività aerobica

Il declino cognitivo e l’attività aerobica

L’esercizio fisico aiuta a rallentare il declino delle capacità cognitive legato all’avanzare dell’età.

Invecchiamo e così anche il nostro cervello invecchia: il declino cognitivo legato all’età colpisce tutti. Prima o poi la memoria, l’attenzione, la concentrazione, l’inibizione degli automatismi, la pianificazione di compiti o azioni, la flessibilità mentale, ossia le cosiddette funzioni cognitive esecutive, si deteriorano con il passare del tempo. Come si possono preservare? Lo sport sarebbe un buon modo per combattere l’invecchiamento, non solo fisico, ma anche psicologico. Già negli anni ’90 diverse equipe avevano dimostrato che le attività fisiche che sviluppano la capacità cardiorespiratoria degli anziani aumentano le loro prestazioni mentali, ossia i punteggi ottenuti nei test che misurano vari processi cognitivi.

Nel 1999 sulla prestigiosa rivista “Nature”, lo statunitense Arthur Kramer e i suoi colleghi dell’università dell’Illinois, negli Stati Uniti, hanno proposto l’ipotesi che un aumento della capacità cardiorespiratoria migliori l’efficienza di tutti i processi cognitivi esecutivi. Ciò si traduce in una migliore capacità di adattarsi a nuove situazioni e di raggiungere i propri obiettivi. In qualsiasi persona che invecchia si assiste ad un progressivo declino dei processi esecutivi e delle strutture cerebrali associate, comprese le cortecce prefrontali e frontali. Per verificare questa ipotesi, l’equipe di Kramer ha confrontato le prestazioni delle funzioni esecutive di 124 individui sedentari (che praticavano pochissima attività fisica) di età compresa tra i 60 e i 75 anni, prima e dopo sei mesi di un programma di camminata per il gruppo cosiddetto aerobico (in cui veniva sollecitata la capacità cardiorespiratoria), o di stretching e tonificazione corporea per il gruppo cosiddetto anaerobico. E il risultato è stato che solo gli anziani del gruppo aerobico hanno registrato un miglioramento delle funzioni esecutive. E’ stato dimostrato inoltre che i benefici fisici e cognitivi dell’attività aerobica si osservavano allo stesso modo anche negli anziani più fragili, affetti da sindromi geriatriche, come debolezza muscolare, maggiore stanchezza e persino perdita di peso indesiderato. Nonostante le difficoltà fisiche, questi anziani hanno aderito al programma di attività.

Altre rassegne di studi empirici hanno confermato che lo sport aerobico migliora la salute cognitiva degli anziani sedentari. In una di queste, nel 2003, Stanley Colcombe e Arthur Kramer, hanno specificato che i benefici si osservavano su un’ampia gamma di funzioni cognitive: velocità di elaborazione delle informazioni, memoria visuo- spaziale a breve termine, selezione rapida delle risposte, controllo esecutivo.

Ma in che modo l’attività fisica aerobica migliora la cognizione? Gli effetti sono sia diretti che indiretti. Gli effetti diretti sono dovuti a 4 meccanismi neurofisiologici messi in atto dallo sport: aumento del flusso sanguigno cerebrale (quindi migliore ossigenazione e nutrizione delle cellule cerebrali), aumento della plasticità sinaptica (la capacità dei neuroni di ramificarsi e connettersi tra loro), stimolazione della neurogenesi (la produzione di nuovi neuroni) e  aumento dei livelli di catecolamine cerebrali, come la dopamina e l’adrenalina, che sono associate al piacere e al benessere, oltreché all’eccitazione.

L’attività fisica ha anche effetti diretti sulla salute che contribuiscono a migliorare la cognizione nel corso dell’invecchiamento, grazie per esempio alla riduzione di stress e ansia, a un’alimentazione più sana, alla migliore qualità del sonno, alla riduzione del rischio di malattie cardiovascolari, al miglioramento del benessere generale, alle nuove e più frequenti relazioni sociali e a un maggiore senso di competenza.

Lo sport rallenta quindi il declino cognitivo legato all’età. Oggi una sfida è trovare il modo di coinvolgere le persone anziane nell’attività fisica a lungo termine. Nel 2012 le ricercatrici Alexandra Perrot, dell’università di Paris Saclay e Pauline Maillot, dell’università di Paris Cite’, avevano gia’ dimostrato che la pratica attiva di videogiochi in cui ci si muove davanti allo schermo mentre si pratica uno sport, è accompagnata da benefici fisici e aumenta la vitalità cognitiva, ossia la velocità di elaborazione delle informazioni e il controllo esecutivo. Questo risultato è stato ottenuto con un alto tasso di adesione dei partecipanti anziani al programma che è durato 12 settimane. I ricercatori in generale propongono di svolgere vari esercizi aerobici per un’ ora, 2 volte alla settimana, con 10 minuti di riscaldamento, 40 minuti di attività e poi 10 minuti di defaticamento. Camminare, nuotare, fare sci di fondo, giocare a pallone, esercitarsi con i videogiochi attivi: tutti questi metodi migliorano la condizione non soltanto nelle persone anziane in buona salute, ma anche in quelle più fragili o affette da malattie neurodegenerative come l’Alzheimer o il Parkinson, rallentando il declino cognitivo. Gli scienziati sono sempre più alla ricerca di modi nuovi e divertenti per esercitarsi, con la triplice ambizione di ottenere benefici fisici e cognitivi ed incoraggiare l’adozione di uno stile di vita più attivo dal punto di vista fisico.

Certamente il neurofeedback può essere un ottimo strumento per rallentare il processo di deterioramento cognitivo dovuto alle demenze senili, all’Alzheimer, al Parkinson, ma anche più in generale per allenare il cervello e migliorare il funzionamento cognitivo.

 

 

 

 

 

Liberamente tratto da Francois Maquestiaux

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