• Marzo

    9

    2020
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L’attacco di panico e il suo trattamento

L’attacco di panico e il suo trattamento

L’attacco di panico si puo’ manifestare ovunque, per strada, a lavoro, in un locale, ma anche mentre si sta leggendo un libro sdraiati sul divano. Inizia la tachicardia, si ‘suda freddo’, compaiono fini tremori alle mani che diventano fredde, si avverte un nodo alla gola, altre volte nausea, si ha difficolta’ a respirare, si puo’ temere di svenire. Si ha molta paura di morire o la sensazione di impazzire, di fare qualcosa di incontrollato. L’attacco di panico potrebbe essere accompagnato da episodi di derealizzazione (non si riconosce piu’ l’ambiente nel quale ci si trova) e di depersonalizzazione (non si riconoscono piu’ il proprio corpo ed i propri pensieri).

Nella maggior parte dei casi chi vive un attacco di panico si rivolge terrorizzato al medico, generalmente al cardiologo perche’ si teme l’infarto e si cercano rassicurazioni. Dopo diverse visite specialistiche che hanno ricevuto esito negativo la persona arriva dallo psichiatra o dallo psicoterapeuta.

L’attacco di panico e’ un’esperienza terribile che porta al timore piu’ grande che l’attacco di panico stesso possa ripetersi, l’ansia anticipatoria che induce ad eliminare le situazioni che gli hanno provocato l’attacco e che teme possano provocarlo nuovamente. Se il primo attacco di panico e’ avvenuto sui mezzi pubblici la persona evitera’ di prenderli o di farlo da solo, se si e’ verificato quando era in casa da solo si sentira’ sollevato dalla possibilita’ che qualcuno stia sempre con lui in modo tale da poter intervenire subito se dovesse sentirsi male. Questi comportamenti possono diventare anche significativamente invalidanti e condizionare la quotidianita’ della persona, le sue relazioni sociali e il lavoro.

L’agorafobia non e’ da intendersi esclusivamente come paura dei grandi spazi aperti, ma anche come paura di trovarsi in luoghi chiusi e affollati dai quali sarebbe difficile o imbarazzante uscire se se ne sentisse il bisogno.

Gli attacchi di panico inoltre possono condurre verso l’ipocondria, il bisogno di essere rassicurati dai medici, rassicurazioni che tuttavia non sono sufficienti ad evitare che si manifestino nuovamente gli attacchi di panico. Per questo motivo ci si convince che si deve essere malati altrimenti i sintomi non si ripresenterebbero. La preoccupazione per la propria salute puo’ portare ad uno stato di tristezza, di abulia, di ritiro sociale, in alcuni casi a depressione.

Spesso l’attacco di panico si manifesta in personalita’ caratterizzate da un rigido controllo delle emozioni e della realta’ e dalla paura del nuovo che affonda le sue radici in contesti familiari iperprotettivi nei quali fin dall’infanzia l’esplorazione dell’ambiente esterno e di realta’ nuove sono ostacolate o presentate come pericolose e fonte di incertezza.

Una volta adulti ci si sente divisi tra il desiderio di conoscere nuove realta’ e la paura che queste possano costituire una minaccia per la propria integrita’ fisica e psicologica. Questo se da un lato genera il desiderio di rendersi autonomi rispetto alla famiglia vissuta come soffocante dall’altro determina la paura di trovarsi da soli ad affrontare un mondo pericoloso.

Quando il conflitto tra il bisogno di protezione e il desiderio di conoscenza e di autonomia diventa insostenibile si puo’ manifestare un attacco di panico. In questo modo viene segnalato un disagio che non si riesce ad esprimere in altri modi. L’attacco di panico ha anche l’importante funzione di permettere di vivere quelle emozioni che le persone che ne soffrono tendono a controllare rigidamente.

Esistono diversi modi per affrontare gli attacchi di panico. Innanzitutto e’ fondamentale escludere disturbi fisici per poter effettuare una diagnosi differenziale, quindi sottoporsi ad un elettrocardiogramma e all’esame della tiroide.

A seconda della frequenza, intensita’ e durata degli attacchi di panico e del grado di evitamento, quando presente, si valuta come procedere. Sarebbe importante infatti evitare che gli attacchi di panico si cronicizzino, se cosi’ accade spesso e’ indispensabile ricorrere, oltre ad un percorso psicoterapeutico, anche ad un supporto psicofarmacologico, in particolare un antidrepressivo e un tranquillante della famiglia delle benzodiazepine da assumere regolarmente per prevenire l’attacco di panico, non semplicemente al bisogno quando e’ in corso l’attacco di panico. Un’ importante funzione antidepressiva e anti ansia e’ svolta dal camminare preferibilmente nel verde.

Nei casi in cui gli attacchi di panico non sono molto frequenti e non sono accompagnati da condotte di evitamento non e’ necessario ricorrere anche al supporto farmacologico, ma si puo’ procedere esclusivamente con il percorso psicoterapeutico. E’ fondamentale fare psicoeducazione spiegando che non si e’ malati ne’ dal punto di vista somatico ne’ dal punto di vista psichiatrico e non si sta impazzendo ma si tratta di un problema risolvibile. Successivamente si aiutera’ la persona a mettere in relazione le proprie emozioni con situazioni, reali o simboliche, ad esse correlate.

E’ importante accompagnare la persona che soffre di attacchi di panico in un percorso che abbia come finalita’ la ricostruzione delle esperienze piu’ significative della sua vita in modo tale che la persona arrivi autonomamente a comprendere la propria personale modalita’ di vedere e vivere la sua realta’.

Utile ed efficace nel trattamento degli attacchi di panico e’ l’Emdr.

 

 

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