• Giugno

    14

    2018
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La teoria del gender

La teoria del gender

Gli oppositori della teoria del gender sono piccoli gruppi appartenenti a differenti confessioni religiose. Stigmatizzano gli effetti culturali del pericolo gender ossia la negazione delle differenze biologiche e psicologiche tra maschi e femmine, il superamento della famiglia tradizionale e la promozione di uno stile di vita disordinato. Sostengono che tutti i progetti scolastici finalizzati all’educazione sentimentale e alla divulgazione della cultura delle differenze siano semplicemente una copertura che ha l’obiettivo di spingere i bambini e le bambine a diventare gay e lesbiche.

Sono due i cavalli di battaglia della teoria del gender. Per i teorici del gender avrebbe importanza solo la dimensione culturale, la differenza biologica non esisterebbe, negherebbero che l’identità sessuale sia un’unità bio-psico-sociale. Isolare la sola componente culturale dell’identità sessuale ponendola a fondamento delle proprie teorizzazioni rischia di ostacolare il corretto e fisiologico sviluppo dell’identità sessuale. Non è possibile negare l’importanza del dato biologico e anatomico che determina differenze significative tra maschi e femmine. In questo modo non ci sarebbe più nessun limite imposto dalla natura, tutti ci sentiremmo liberi di adattare il nostro corpo ai nostri bisogni e desideri. Non c’e’ nulla di male se la nostra sessualità in questo modo si orienta in senso “perverso polimorfo” per citare Freud da “Tre saggi sulla teoria sessuale”.

Relativamente al secondo cavallo di battaglia, il gender difenderebbe il primato del desiderio soggettivo e sarebbe questo desiderio a diventare un diritto da raggiungere.

I gender studies sono un campo di studi interdisciplinari.

La rilettura critica dei significati socio-culturali delle sessualità e dei generi ha consentito di dare senso all’inferiorità cui sono state costrette le donne per secoli. In Italia il diritto di voto è stato esteso alle donne solo nel 1946 e fino all’inizio degli anni sessanta le donne erano escluse dall’esercizio dei poteri pubblici giurisdizionali, relegate alla dimensione privata della famiglia e della casa.

I gender studies hanno messo in luce la complessità dell’identità sessuale che non è solamente naturale o esclusivamente culturale, ma è una dimensione soggettiva e personale.

L’identità sessuale è costituita da quattro componenti che si intrecciano tra loro.

La prima componente è il sesso, la dimensione biologica dell’identità sessuale e si riferisce alle caratteristiche genetiche, ormonali, anatomiche e fisiologiche dell’essere umano.

Il sesso è caratterizzato dai cromosomi sessuali (XY per il maschio e XX per la femmina), dai genitali esterni, dalle gonadi e dai caratteri sessuali secondari che si sviluppano nella pubertà.

L’identità di genere è la seconda componente e rappresenta quella dimensione dell’identità sessuale che ha a che fare con il senso intimo e soggettivo di appartenenza ad un sesso.

Si è soliti pensare che esistano solo due identità di genere, maschile e femminile. In realtà le identità di genere possono essere più sfumate e porsi in un certo punto del continuum maschile-femminile.

Non si nasce con un’unità di genere già stabilita, un bambino che ha le caratteristiche sessuali maschili potrà sviluppare nel tempo un’identità di genere femminile.

Il ruolo di genere è la terza componente dell’identità sessuale ed indica quell’insieme di comportamenti e atteggiamenti che sono riconosciuti come maschili o femminili, come ad esempio il fatto che la bambina solitamente giochi con le bambole e un bambino con le macchinine.

L’orientamento sessuale è la quarta componente dell’identità sessuale ed indica in quale direzione sia indirizzata, nei comportamenti ed in fantasia, la propria sessualità ed affettività, ossia verso persone dello stesso sesso come nell’omosessualità, di sesso opposto come nell’eterosessualità o di entrambi i sessi come nella bisessualità.

La direzione dello sviluppo dell’identità sessuale e dell’orientamento sessuale è imprevedibile. Nessuno può influenzare, trasformare, modellare secondo le proprie convinzioni l’identità dell’altro.

L’identità sessuale non risponde solo al desiderio soggettivo, non si sceglie. Ciò che si può scegliere è come vivere la propria identità, accettando i propri sentimenti e le proprie inclinazioni oppure rifiutandoli e negandoli andando incontro a problematiche di natura psicologica.

La teoria del gender è stata costruita dai suoi stessi oppositori, per dare un nome e un contenuto ad un “nemico” e rendere concreta la paura per una società che è destinata a cambiare a causa della richiesta di diritti provenienti da una minoranza.

L’estensione dei diritti civili alle persone omosessuali non sfalderà il tessuto sociale, non creerà confusione nei bambini, ma dissolverà la paura del cambiamento e del progresso.

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