• Settembre

    29

    2021
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L’umorismo nei bambini

L’umorismo nei bambini

Cosa fa ridere i bambini?

I comportamenti insoliti, ad esempio il fratello più grande che fa una smorfia, i genitori che imitano il verso di un animale.

Verso i 12 mesi di età, quando i bambini iniziano a camminare, sono incoraggiati ad esplorare anche il loro ambiente più lontano, come gli oggetti ed il modo di usarli.

A 20 mesi circa, i bambini si divertono al gioco del “far finta che” ossia a stravolgere il normale uso degli oggetti, per cui una matita può essere utilizzata come spazzolino da denti, una pallina di stoffa come una gustosa caramella che fanno finta di assaporare.

Secondo Paul McGhee, ricercatore specializzato nell’umorismo e nel riso, docente nelle Università degli Stati di New York e del Texas, questi giochi basati sul “far finta che”, accompagnati da risate e sorrisi, segnano il vero inizio dell’umorismo nei bambini.

Intorno ai 2 anni, quando si sviluppa il linguaggio, fa la sua comparsa anche l’umorismo verbale. Il bambino scopre le parole e trova in esse un vero motivo di divertimento, ad esempio chiamando il fratellino con il nome del cagnolino o piuttosto attribuendo ad un oggetto il nome di un altro, facendo rime, inventando parole nuove, ecc.

Anche l’umorismo scatologico è molto attraente per i piccoli, ad esempio l’umorismo suscitato dal pronunciare le parole “pipì”, “cacca”.

Paul McGhee sottolinea che fino ai 6 anni l’umorismo è fondato principalmente sull’incongruità o la stranezza della forma degli oggetti. Ad esempio alla vista di una bicicletta con le ruote quadrate un bambino non può che scoppiare a ridere a crepapelle.

All’età di 6 anni si può osservare nel bambino un momento di svolta. L’umorismo diventa più raffinato, avvicinandosi a quello degli adulti, basti pensare alle battute che si basano sui doppi sensi delle parole. I bambini dai 6 agli 11 anni apprezzano soprattutto gli indovinelli o le storie di ‘matti’.

Il motivo per cui gli indovinelli e le barzellette basate sui doppi sensi hanno così successo sui bambini di questa fascia d’età è da rintracciarsi nel fatto che per questi bambini una delle maggiori preoccupazioni è la ricerca del confine, della distinzione tra chi è stupido e chi è intelligente. E in questo tipo di barzellette ed indovinelli viene ben rappresentata.

Melanie Glenwright, ricercatrice in psicologia presso l’Università di Manitoba nel Canada ed esperta in socializzazione e comunicazione dei bambini si interessa in particolare delle origini dell’ironia e del sarcasmo, forme elaborate dell’umorismo.

Per comprendere l’ironia sono necessarie competenze piuttosto sviluppate ed è per questo motivo che alcune battute ironiche dei cartoni animati o degli spettacoli lasciano impassibili alcuni bambini mentre fanno ridere a crepapelle altri bambini.

Jean- Bernard Chapelier, specialista dell’adolescenza, sostiene che l’umorismo degli adolescenti meriti un’attenzione particolare. Secondo Jean- Bernard Chapelier le battute degli adolescenti sono caratterizzate da forte creatività e originalità e riguardano in particolare tematiche sadiche, sessuali o incestuose. Lo scopo di queste battute è quello di provocare gli ascoltatori e dare espressione ai propri fantasmi personali, permettendo agli adolescenti di esorcizzare le loro angosce sessuali, ma anche di socializzarle nel gruppo dei pari.

Inoltre come sottolinea Henri Danon- Boileau, psichiatra e membro onorario della Società psicoanalitica di Parigi, l’umorismo consente all’adolescente di definire meglio la propria identità e di sentirsi più autonomo.

Ogni età possiede il suo corpus di battute, ma al tempo stesso l’umorismo resta una cosa strettamente personale.

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