• Marzo

    2

    2020
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La testimonianza del minore nei casi di possibile abuso sessuale

La testimonianza del minore nei casi di possibile abuso sessuale

La testimonianza del minore nei casi di possibile abuso sessuale e’ una tematica molto complessa. Il minore va ascoltato appena possibile in quanto i suoi ricordi potrebbero subire distorsioni con il trascorrere del tempo in quanto la memoria non implica che si fornisca sempre la stessa versione, piuttosto invece un ricordo viene ricostruito inserendo o eliminando dettagli considerati piu’ o meno importanti.

Cio’ accade in particolare nel caso dei bambini in quanto il loro funzionamento mnestico, essendo ancora in fase di sviluppo, puo’ essere influenzato con elevata probabilita’ sia da fattori interni che esterni.

Per tale motivo la testimonianza del minore dovrebbe essere condotta da personale altamente preparato, di solito il Pubblico Ministero nomina uno psicologo o un neuropsichiatra infantile.

Inoltre il momento della testimonianza del minore dovrebbe avvenire in uno spazio neutro, ossia in un ambiente accogliente e non freddo che soddisfi i bisogni del minore e le esigenze del magistrato e delle forze dell’ordine, pertanto non la stanza del magistrato o una sala del Tribunale o ancora una caserma dei Carabinieri.

Lo spazio neutro deve poter mettere a disposizione due stanze che siano collegate con un impianto di videoregistrazione utile per ascoltare il minore.

Lo spazio neutro puo’ essere arredato senza giochi e giocattoli per evitare che il minore si distragga. E’ consigliabile raccogliere la testimonianza del minore utilizzando il canale verbale ossia attraverso il racconto del minore, senza ricorrere all’utilizzo di disegni, pupazzi o bambole che implicano il rischio che il minore li utilizzi anche come simboli dei propri vissuti piu’ profondi e di dinamiche intrapsichiche cosi da rendere molto difficile distinguere le situazioni reali dall’attivita’ fantasmatica che appartiene al suo mondo interno.

E’ preferibile che a restare solo con il minore e a raccogliere la sua testimonianza sia la psicologa o la neuropsichiatra infantile per ridurre il rischio che il concomitante intervento del Pubblico Ministero possa disorientare il minore.

Una delle prime domande che si rivolgono al minore e’: “Sai perche’ ti trovi qui?” passando poi ad una serie di domande neutre per metterlo a proprio agio e aiutarlo a familiarizzare con la psicologa e con la situazione, come ad esempio quale scuola frequenta, cosa fa nel tempo libero, ecc. Si parte dal generale per spostarsi solo successivamente sullo specifico, in particolare sul presunto abuso seguendo la ‘tecnica a imbuto’.

E’ essenziale che la psicologa eviti le domande suggestive, ossia quelle domande che contengono in se stesse la risposta, ad esempio”in che modo ti ha toccato?” senza che il minore abbia verbalizzato di essere stato toccato o ancora:”mi hai detto che ti ha toccato le parti intime, ti ha toccato anche il sedere?”, gli si dovrebbe piuttosto domandare cosa intenda per parti intime. Vanno utilizzate domande aperte che limitano il rischio di suggestionare il minore lasciandogli liberta’ di risposta piuttosto che domande chiuse del tipo: “eri a casa o a scuola?”  che limitano la liberta’ del racconto e le possibilita’ di risposta. Vanno inoltre rispettati i momenti di silenzio del minore.

Ai fini della testimonianza del minore nei casi di possibile abuso sessuale gli va spiegato che deve dire la verita’, raccontare solo cio’ che ricorda, che deve sentirsi libero di dire di non ricordare o di non aver compreso la domanda.

Conclusa l’intervista la psicologa raggiunge il Pubblico Ministero nell’altra stanza  per chiedere se siano necessari approfondimenti, in caso di risposta affermativa torna dal minore per fargli ulteriori domande.

L’idoneita’ a testimoniare nei casi di possibile abuso sessuale non significa indagare se il minore dica o meno il falso, ma valutare se dal punto di vista psicoaffettivo sia in grado di raccontare i fatti, un concetto molto diverso dall’attendibilita’ e dalla credibilita’ del minore che sono di competenza del giudice. La psicologa o la neuropsichiatra infantile che svolgera’ l’attivita’ peritale non potra’ mai sostenere che il minore sia attendibile o meno.

Per raccogliere la testimonianza del minore nei casi di possibile abuso sessuale sono richieste un’esperienza ed una formazione specifica in quanto si tratta di un’attivita’ estremamente complessa. I rischi principali consistono nel far passare per vera una falsa denuncia (falso positivo) e viceversa nel non giungere a una sentenza di condanna a causa di vizi di forma e procedure scorrette (falso negativo).

 

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