• Ottobre

    27

    2017
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Il senso delle voci.  Ascoltare il contenuto delle allucinazioni uditive aiuta a capirsi e a conoscersi più profondamente!

Il senso delle voci. Ascoltare il contenuto delle allucinazioni uditive aiuta a capirsi e a conoscersi più profondamente!

 

In questo articolo parlerò di Intervoice, una community internazionale che si pone in aperta critica nei confronti della psichiatria tradizionale considerando le allucinazioni uditive un’esperienza ricca di senso piuttosto che una manifestazione patologica in quanto comunicano molto della storia delle persone che le sentono.

Nel 1997 un gruppo di persone che si definisce “uditori di voci” ha incontrato alcuni professionisti della salute mentale nei Paesi Bassi ed insieme hanno deciso di creare una community che ha base in Gran Bretagna nominata Intervoice, un’organizzazione che riunisce psichiatri, psicologi, infermieri e “uditori di voci”.

Per la community udire voci non è una patologia mentale a differenza di quanto ritiene la psichiatria tradizionale.

Alcune persone che sentono le voci non sono seguite da uno psichiatra in quanto non hanno il coraggio di confessarlo, altre pensano che sia un fenomeno che accomuna tutti, altre ancora vivono le voci in modo positivo e non ne sono disturbate o spaventate.

Il percorso intrapreso dalla community a favore degli uditori di voci è analogo a quello condotto in passato al fine di depatologizzare l’omosessualità che è stata considerata a lungo una malattia dalla psichiatria così la community ha l’obiettivo di modificare il modo in cui la società percepisce il fenomeno delle allucinazioni uditive.

Per eliminare lo stigma della malattia mentale da tale fenomeno la community ha iniziato con il modificare i termini, utilizzando l’espressione ‘uditori di voci’ al posto di persone che hanno allucinazioni uditive.

Le communities Intervoice tendono a moltiplicarsi a causa del malcontento e della sfiducia nei servizi pubblici da parte dei pazienti e dei loro parenti.

L’approccio seguito da Intervoice si basa sul concetto di ‘ristabilimento’ in base al quale le ricadute sono considerate una parte integrante del percorso di recupero, il concetto di guarigione viene sostituito con quello di accettazione della malattia, di raggiungimento dell’indipendenza, la relazione verticale medico- paziente viene sostituita da una relazione tra persone che collaborano, che compiono un percorso insieme affinchè il paziente possa ritrovare o trovare un equilibrio.

Con il DSM (il Manuale statistico diagnostico dei disturbi mentali) in alcuni servizi di psichiatria la storia personale del paziente non ha valore. Ciò che interessa è la storia della malattia, l’esordio, i sintomi, l’evoluzione, non la storia della persona. Le allucinazioni uditive sono considerate esclusivamente un fenomeno patologico, ciò che conta è etichettare il sintomo, fornire un inquadramento diagnostico formulando una diagnosi come quella di schizofrenia o di psicosi.

Schizofrenia significa “mente divisa”, il termine è stato introdotto dallo psichiatra Bleuler ed è un disturbo psicotico caratterizzato da deliri, allucinazioni e comportamenti affettivi inadeguati.

Nei servizi psichiatrici quando una persona inizia a sentire voci persecutorie la soluzione è rappresentata dal trattamento farmacologico e per placare un episodio maniacale o un delirio persecutorio in acuzie l’unica soluzione possibile è l’ospedalizzazione.

Spesso le persone si presentano a me con una diagnosi che a volte si sono auto formulate dopo essersi documentate su internet. A queste persone dico che sono interessata a conoscere la loro storia personale, i loro vissuti, spiegando che la diagnosi non mi dice nulla di loro.

Mi piace lavorare per la salute non per la malattia, credo fermamente nel presente e nel futuro della persona di cui decido di occuparmi altrimenti non sarebbe possibile neanche intraprendere il percorso terapeutico insieme perché, questo, altro non è che ripercorrere insieme la sua esperienza, condividerla, esplorarla, ricostruirla donandole un senso nuovo, un significato diverso, offrire all’altra persona l’opportunità di fare pace con le dimensioni negative della propria esperienza, l’opportunita’ di entrare maggiormente in contatto con la propria dimensione emotiva, di riconoscere i propri bisogni.

E’ essenziale credere profondamente nella possibilità di costruire insieme un legame, una relazione che si basi su un equilibrio che evolve via via che il percorso insieme procede.

E’ essenziale credere nella possibilità che l’altra persona trovi un proprio equilibrio, percepisca e viva in modo più positivo e fiducioso la propria vita.

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