• Ottobre

    21

    2019
  • 1805
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Il ruolo del corpo nella relazione psicoterapeutica

Il ruolo del corpo nella relazione psicoterapeutica

Il corpo ha un ruolo chiave nelle relazioni. Noi tutti comunichiamo non solo con le parole ma anche con il linguaggio corporeo. Anche in psicoterapia accade la stessa cosa tra lo psicoterapeuta e il paziente.

Sigmund Freud nel 1890 ha scritto che quasi tutti gli stati psichici di un essere umano si manifestano nella tensione e nel rilassamento dei muscoli del volto, nell’orientamento dello sguardo, nell’irrorazione sanguigna della pelle, nel tono della voce e nell’atteggiamento degli arti soprattutto delle mani.

Freud nel suo lavoro terapeutico non utilizzava i segnali corporei in quanto gli impulsi motori del paziente dovevano essere ricondotti al solo ambito psichico.

In psicoterapia anche il terapeuta, come il paziente, comunica con il linguaggio corporeo.

Alla fine degli anni Novanta un gruppo di studio di Boston formato anche da psicoanalisti concludeva che circa il 90% dell’informazione nei rapporti interpersonali e’ implicito cioe’ viene veicolato aldila’ del linguaggio verbale. Le persone si relazionano sempre tra loro attraverso il linguaggio corporeo.

Il corpo non parla una lingua, non ha una grammatica stabilita pertanto non e’ possibile dire che una determinata espressione ha un significato specifico e solo quello. Tutte le manifestazioni corporee sono determinate da fattori molteplici e si possono intendere solo a partire da una situazione.

Freud nel corpo cercava solo cio’ che il paziente puo’ comunicare su se stesso. Il filosofo francese Maurice Merleau-Ponty invece partiva da un’idea di intercorporeita’: e’ come se le intenzioni di una persona abitassero nel corpo dell’altro e viceversa. Questo significa che non solo comunichiamo con il nostro corpo, ma anche che ci comprendiamo reciprocamente attraverso il corpo. Interagiamo con il corpo.

In psicoterapia sono importanti soprattutto due funzioni del linguaggio corporeo, una e’ rappresentata dal manifestare e comunicare con il corpo impressioni fisiche e psichiche come le nostre emozioni, l’altra e’ rappresentata dal regolare, durante l’incontro psicoterapico, sentimenti, bisogni, tensioni, ad esempio strofinandosi l’orecchio o il naso, stropicciandosi la maglia, maneggiando tra le dita delle mani la collana, nascondendo le mani nelle maniche, ecc.

In psicoterapia possono nascere veri e propri dialoghi corporei nei quali si trasmettono senza parole sentimenti e significati.

Il respiro e’ uno dei canali attraverso cui si puo’ comunicare in psicoterapia. Altri canali sono l’odore corporeo, il timbro della voce, la reazione al contatto fisico. La psicoterapeuta Melissa Griffith ha spiegato come e’ riuscita a farsi raccontare qualcosa di importante da una paziente con la postura e il movimento. La paziente soffriva di forti cefalee e durante una seduta, afferrandosi la testa e il collo, disse che provava molta nostalgia di quando era piccola. Melissa Griffith le suggeri’ di assumere la postura che il suo corpo le diceva in quel momento e la paziente si rannicchio’ sul lettino e si copri’ con i cuscini. La psicoterapeuta le chiese quali episodi della sua vita associava a questa postura e la paziente restando in quella posizione, rispose che da bambina si rannicchiava in quel modo nel bagno quando il papa’ la picchiava. Il lavoro sul linguaggio corporeo, la postura in questo caso, permisero di tornare indietro nel tempo recuperando un ricordo chiave. In psicoterapia puo’ essere utile che il paziente si immedesimi fisicamente in una situazione del passato in modo tale da riprovare le sensazioni e i sentimenti vissuti allora.

Studi empirici evidenziano che il comportamento motorio permette di riconoscere la gravita’ di un disturbo psichico. L’immobilita’ ad esempio caratterizza gravi patologie psichiatriche. Nell’anoressia si nota un impaccio motorio, una perdita di mobilita’ della parte inferiore del corpo e scarsi movimenti globali. I movimenti, piu’ che suggerire precise diagnosi, rivelano emozioni e stati d’animo.

Il movimento si modifica a seconda delle reazioni dell’altro. Studi sperimentali dimostrano che le persone inconsapevolmente riprendono i gesti altrui, ad esempio toccandosi il viso se lo fa l’altra persona. In una relazione terapeutica hanno luogo dei dialoghi mimico-gestuali in cui psicoterapeuta e paziente si influenzano e si interpretano a vicenda.

La mimica ci permette di riconoscere i sentimenti e lo stato d’animo momentaneo degli altri. Ma il viso esprime anche la personalita’, ad esempio le sopracciglia costantemente aggrottate esprimono diffidenza. La mimica accompagna qualunque comunicazione.

In una situazione sperimentale sono stati filmati gli psichiatri mentre parlavano con pazienti che avevano fatto un primo tentativo di suicidio e le espressioni di preoccupazione del loro viso permettevano di prevedere nell’80% dei casi un nuovo tentativo di suicidio. Praticamente gli psichiatri avvertivano il rischio ma senza esserne consapevoli. Per questo motivo e’ molto importante che gli psicoterapeuti registrino le proprie impressioni corporee in quanto per cogliere la mimica altrui e’ necessario prima di tutto essere consapevoli della propria.

Le parole non sono sufficienti a decidere se una psicoterapia ha avuto successo. Il linguaggio corporeo, la respirazione, la voce, la mimica, i gesti e i movimenti del corpo sono fondamentali per comprendere cio’ che avviene tra psicoterapeuta e paziente. Cio’ che avviene nella comunicazione da corpo a corpo puo’ essere anche piu’ importante delle parole.

 

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