• Novembre

    30

    2015
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LO STALKING: COME DIFENDERSI

LO STALKING: COME DIFENDERSI

stalking 1Che cos’è lo stalking?

Con la parola anglosassone stalking (che letteralmente significa ‘fare la posta‘) si indicano quei comportamenti di tipo persecutorio protratti nel tempo o adottati con una certa frequenza, realizzati dal soggetto persecutore nei confronti della sua vittima.

Tali comportamenti inducono nella persona che li subisce un disagio psichico e fisico e un senso di timore, ansia e paura.

Lo stalking e’ noto anche come “sindrome del molestatore assillante”  o “inseguimento ossessivo” o anche obsessional following.

Alcuni comportamenti come telefonate, sms, e-mail, “visite a sorpresa” e perfino l’invio di fiori o regali, possono essere graditi segni di affetto che, tuttavia a volte, possono trasformarsi in vere e proprie forme di persecuzione in grado di limitare la libertà di una persona e di violare la sua privacy.
A diventare “stalker” può essere una persona conosciuta con cui si aveva qualche tipo di relazione o perfino uno sconosciuto con cui ci si è scontrati, ad esempio per motivi di lavoro.

Non e’ possibile ricostruire un modello di condotta tipica, né un profilo dello stalker in quanto lo stalking non e’ un fenomeno omogeneo.

Nella maggior parte dei casi (circa il 70% – 80%) i comportamenti assillanti provengono da uomini, di solito partner o ex partner della vittima, ma il persecutore potrebbe essere anche un collaboratore, un amico, un conoscente o un vicino di casa.

Le condotte che possono ritenersi stalking sono varie. Solitamente il reato si realizza attraverso la combinazione di più azioni moleste: potrebbe, infatti, realizzarsi tramite il sorvegliare, l’inseguire, l’aspettare, il raccogliere informazioni sulla vittima, il seguire i suoi movimenti o attraverso le intrusioni, gli appostamenti sotto casa o sul luogo di lavoro, i pedinamenti e i tentativi di comunicazione e di contatto di vario tipo. Anche la diffusione di dichiarazioni diffamatorie a carico della vittima e la minaccia di violenza, non solo nei suoi confronti, ma anche rispetto ai suoi familiari, ad altre persone vicine o contro animali che le siano cari sono considerate stalking.

L’esigenza dello stalker e’ quella di soddisfare le proprie emozioni, i propri impulsi e desideri con stimoli crescenti finalizzati al proprio appagamento.

Lo stalking determina un grave disagio psichico nella vittima, il timore giustificato per la sicurezza personale propria o di una persona vicina, pregiudica in modo significativo il suo modo di vivere, producendo un effetto destabilizzante sulla serenità e sull’equilibrio psicologico della vittima.

La vittima si trova in uno stato di perenne emergenza e di stress psicologico, legato all’angoscia e alla paura per l’incolumità propria e dei propri cari, a causa della presenza e del controllo costanti da parte dello stalker.

Il comportamento dello stesso, infatti, puo’ causare disturbi d’ansia, del sonno, della concentrazione e, in alcuni casi, i suoi effetti potrebbero degenerare concretizzandosi nel suicidio o nell’omicidio.

Dai risultati emersi dagli studi sul fenomeno dello stalking condotti da Mullen ed altri nel 2000 sono state distinte due tipologie di comportamenti attraverso i quali si può attuare lo stalking.

La prima tipologia comprende le comunicazioni intrusive , che includono tutti i comportamenti che hanno lo scopo di trasmettere messaggi sulle proprie emozioni, sui bisogni, sugli impulsi, sui desideri o sulle intenzioni, sia i messaggi relativi a stati affettivi amorosi sia quelli relativi a vissuti di odio, rancore o vendetta. I mezzi e le modalita’ di comunicazione in questo caso sono il telefono, le lettere, gli sms, le e-mail o i graffiti e i murales.

La seconda tipologia comprende i contatti, che possono essere messi in atto sia attraverso comportamenti di controllo diretto, quali ad esempio pedinare o sorvegliare, che mediante comportamenti di confronto diretto , come le visite sotto casa o sul posto di lavoro, minacce o aggressioni. Le due tipologie di stalkers di solito non si ritrovano in forma pura, ma mista, solitamente la seconda tipologia segue alla prima.

Dietro ai comportamenti di stalking possono nascondersi motivazioni anche molto differenti tra loro. Gli stessi autori (Mullen e altri) hanno individuato cinque tipologie di stalkers , distinti in base ai bisogni e desideri che fanno da motore motivazionale.

Una prima tipologia di stalker è stata definita “il risentito” . Il suo comportamento è motivato dal desiderio di vendicarsi di un danno o di un torto che ritiene di aver subito ed è quindi alimentato dalla ricerca di vendetta. Si tratta di una categoria piuttosto pericolosa che può ledere prima l’immagine della persona e poi la persona stessa. Il legame con la realta’ e’ disturbato in quanto il risentimento fa considerare giustificati i propri comportamenti.

La seconda tipologia di stalker è stata denominata “il bisognoso d’affetto” , il cui comportamento è motivato dal desiderio di una relazione e di attenzioni che possono riguardare l’amicizia o l’amore. La vittima in genere viene considerata vicina al partner o all’amico o all’amica ideale, una persona che si crede possa aiutare a risolvere la propria mancanza di amore o affetto. Spesso il rifiuto dell’altro viene negato e reinterpretato sviluppando la convinzione che egli abbia bisogno di sbloccarsi e superare qualche difficoltà psicologica o concreta. Questa categoria include anche la forma definita “delirio erotomane”, in cui il bisogno di affetto viene erotizzato e lo stalker tende a leggere nelle risposte della vittima un desiderio a cui lei resiste. L’idea di un rifiuto, che sarebbe vissuto come una profonda ferita narcisistica, viene respinta con grande energia.

Una terza tipologia di stalker è definita “il corteggiatore incompetente” , che tiene un comportamento alimentato dalla sua scarsa o inesistente competenza relazionale che si traduce in comportamenti opprimenti, espliciti e, quando non riesce a raggiungere i risultati sperati, anche aggressivi e villani. Questo tipo di molestatore di solito è meno resistente nel tempo nella persecuzione della vittima, ma in realta’ tende semplicemente a cambiare la vittima.

La quarta tipologia di stalker e’ “il respinto” , colui che agisce in reazione ad un rifiuto. È in genere un ex che mira a ristabilire la relazione oppure a vendicarsi per l’abbandono. Spesso oscilla tra i due desideri, manifestando comportamenti duraturi nel tempo che non si lasciano intimorire dalle reazioni negative manifestate dalla vittima: la persecuzione infatti rappresenta comunque una forma di relazione che e’ piu’ rassicurante rispetto alla perdita totale, percepita come intollerabile. Di solito questa tipologia di stalker ha sviluppato un modello di attaccamento di tipo insicuro, in grado di scatenare angosce legate all’abbandono che creano una tendenza interiore a considerare l’assenza dell’altro come una minaccia di annientamento e di annullamento del Sé.

Infine, la quarta tipologia di stalker è stata definita “il predatore” che desidera avere rapporti sessuali con una vittima che può essere pedinata, inseguita e spaventata. La paura eccita questo tipo di stalker che prova un senso di potere nell’organizzare l’assalto. Questo tipo di stalking può avere come vittime anche bambini e può essere agito anche da persone con disturbi nella sfera sessuale, come pedofili o feticisti.

La coazione che caratterizza il comportamento di stalking ha fatto ipotizzare che tale problema fosse una forma di “disturbo ossessivo”. Tuttavia i disturbi ossessivi sono connotati da vissuti egodistonici relativi ai comportamenti attuati e da un malessere provocato dalle idee, dai pensieri, dalle immagini mentali e dagli impulsi ossessivi. Questi vissuti di disagio e di intrusione invece non sono presenti in genere negli stalkers che, al contrario, tendono a trarre piacere dal perseguitare.

 

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