• Aprile

    19

    2016
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Le paure nei bambini

Le paure nei bambini

Come puo’ essere d’aiuto un percorso di sostegno psicologico


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Molti bambini manifestano problemi, in ambito scolastico e/o in ambito relazionale con gli adulti o con i pari, ma raramente si ricerca la causa di tali problemi prendendo in considerazione il mondo interno dei bambini, la loro capacità di riconoscere, prendere consapevolezza, elaborare ed esprimere le proprie emozioni.

Spesso ci si accanisce esclusivamente sul sintomo, ad esempio lo scarso rendimento scolastico o le difficoltà in una determinata disciplina curriculare, con il risultato insoddisfacente e spesso deleterio di drammatizzare il sintomo piuttosto che risolverlo insieme al problema che ne e’ alla base.

I problemi psicologici sono complessi e se l’adulto assume una posizione preconcetta, chiusa o troppo ristretta rischia di proiettare le proprie emozioni e visioni del mondo sul bambino.

Possiamo incontrare bambini con un’ampia varietà di problematiche riconducibili alla sfera emotivo- affettiva.

Ci sono bambini che reprimono i sentimenti che li fanno star male convincendosi che ciò serva a farli scomparire. Ma così facendo diventano più intensi e spaventosi a causa della pressione necessaria per tenerli nascosti. Le emozioni represse si possono manifestare sotto forma di sintomi, malattie fisiche o comportamenti compulsivi.

Quando le emozioni non sono condivise, ci si può sentire molto soli e spaventati perché i sentimenti dolorosi non condivisi tendono a crescere.

Reprimere le emozioni è un modo inefficace di affrontarle. Come disse Sigmund Freud, esse: “proliferano nel buio”.

Quando si raccontano a qualcuno le proprie emozioni, sembrano più piccole e meno spaventose e si riescono ad affrontare meglio.

A volte, in modo esplicito o implicito, si trasmette ai bambini l’errata convinzione che bisogna sempre tenere duro e farcela da soli.

Lo psicoanalista Winnicott ha utilizzato a tal proposito l’espressione ‘autocontenimento’ che significa, appunto, affrontare da soli le emozioni difficili o dolorose, senza chiedere aiuto.

I bambini che si autocontengono hanno rinunciato o non hanno mai iniziato a rivolgersi all’ambiente che li circonda per chiedere aiuto, assumendo così un atteggiamento che sembra renderli impassibili nei confronti degli eventi e della realtà esterna in generale.

I bambini che si autocontengono possono apparire anche socievoli e simpatici, è raro che affermino di essere tristi, arrabbiati o spaventati. Sono convinti che chiedere aiuto per affrontare i loro stati d’animo li farebbe sentire peggio perché si vergognano nel timore di essere rifiutati o fraintesi.

Nel gioco dei bambini che si autocontengono, spesso, viene attribuito uno stato di impotenza ai tipici ruoli di soccorso.

Alcuni di questi bambini daranno segni di scariche emotive all’esterno e le emozioni represse, quando emergono, lo fanno sotto varie forme: agitazione, ansia, preoccupazione, disordini del comportamento, comportamenti compulsivi, incapacità di attenzione e di concentrazione, enuresi notturna o encopresi, incubi e insonnia, manifestazioni psicosomatiche, fobie, isolamento dagli altri, ecc.

Altri bambini che si autocontengono possono non manifestare alcun segno di scarica emotiva all’esterno, ma soffrire interiormente, nutrire in silenzio una grande preoccupazione o angoscia o depressione.

Una conseguenza del reprimere le proprie emozioni può essere una grande difficoltà di concentrazione nello studio. L’ingorgo emotivo fa sì che non siano concretamente in grado di mettersi a fare i compiti. E’ come se si tentasse di ascoltare la radio in presenza di una forte interferenza; nel caso specifico l’interferenza è rappresentata da un doloroso rumore mentale. Un bambino pieno di rabbia o dolore repressi potrà guardare un tramonto meraviglioso, ma non potrà davvero vederlo e godere della sua bellezza poiché la sua attenzione è rivolta al proprio mondo interno.

Le emozioni represse possono occupare talmente tanto spazio nella mente dei bambini da lasciarne poco per qualsiasi altro interesse o curiosità; non hanno sufficiente spazio psicologico nelle loro menti per apprendere.

I bambini interiormente instabili possono anche apparire sempre sovraeccitati.

Alcuni possono sentirsi troppo in ansia all’idea di esplorare il mondo o di essere avventurosi, preferendo rimanere attaccati ai genitori o chiusi in casa perché ciò che conoscono ed è familiare incute meno paura.

Altri bambini invece si agitano e/o diventano aggressivi perché non sono in grado di gestire l’intensità delle loro emozioni.

Alcuni bambini instabili emotivamente sono anche molto disordinati. Il disordine diventa lo specchio del loro stato interiore.

Altri soffrono di un continuo rimuginare di pensieri circolari nella loro mente che disturba e confonde una percezione chiara dei pensieri e delle emozioni. Ciò impoverisce la concentrazione.

Spesso è faticoso stare accanto a tali bambini perché si finisce con il percepire la loro instabilità. In questo modo i bambini si sentono evitati piuttosto che aiutati. La Segal afferma che tali bambini sembra che vogliano trasmettere il proprio caos interiore a tutte le persone che li circondano.

Alcuni bambini si preoccupano per tutto: della vita in casa, della vita a scuola, che gli amici li prendano in giro, di ammalarsi, del proprio valore, ponendosi domande del tipo: “la mamma mi vuole bene? Se non prendo un bel voto, la mamma smetterà di volermi bene?”

Altri bambini credono, in modo non consapevole, che se si lasciassero trascinare dalle loro emozioni, perderebbero il controllo della situazione. Manifestano comportamenti e azioni ricorrenti come lavarsi a fondo e ripetutamente le mani, contare gli oggetti, evitarne alcuni o più in generale un eccessivo bisogno di ordine.

Il comportamento ossessivo è un modo per sottrarsi alle loro emozioni e percepire un mondo e un Sé sotto controllo quando in realtà vi è una mancanza assoluta di controllo.

A volte e’ difficile vedere la paura che sta dietro questo disperato bisogno di ordine e controllo.

Hanno un aspetto composto, svolgono le attività in modo perfetto, si comportano come piccoli adulti. Per loro un errore è associato al fallimento, all’umiliazione, alla vergogna, preferiscono studiare piuttosto che divertirsi perché credono di essere amati nella misura in cui raggiungono gli obiettivi.

E’ invece importante trasmettere il messaggio che sbagliare è umano e fa parte della vita, è un’esperienza che aiuta a crescere e ad accettare anche gli errori degli altri. E’ importante trasmettere il messaggio che si è amati per ciò che si è piuttosto che per ciò che si fa.

 

Come puo’ essere d’aiuto un percorso di sostegno psicologico

 

Un percorso di sostegno psicologico aiuta il bambino ad acquisire una maggiore consapevolezza delle proprie emozioni e lo aiuta ad elaborarle in modo adeguato. Di conseguenza ha l’importante obiettivo, nel lungo tempo, di renderlo in grado di spostare la sua attenzione dal proprio mondo interno al mondo esterno, migliorando il suo modo di rapportarsi agli altri.

Grazie all’utilizzo di mezzi espressivi quali disegno, fiabe, drammatizzazione, gioco di ruoli, tecniche corporee, accompagno il bambino in un mondo sereno dove i suoi desideri possono trovare un’adeguata risposta, dove le sue paure possono essere accolte con tenerezza e protezione e dove puo’ trovare uno spazio di sperimentazione creativa, in cui liberare la fantasia e l’immaginazione, ritrovando il proprio Sé autentico.

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