• Novembre

    22

    2018
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Le parole e il loro potere di curare.  Quanto sono importanti le parole per il nostro benessere? Quanto possono influire sul nostro umore?

Le parole e il loro potere di curare. Quanto sono importanti le parole per il nostro benessere? Quanto possono influire sul nostro umore?

 

Le parole hanno un’enorme potere su di noi, sono in grado di farci sentire bene o di farci sprofondare negli abissi del dolore, sono capaci di creare e di distruggere.

Ogni volta che parliamo agli altri o gli altri ci parlano inconsapevolmente, senza che ci si renda conto, si lascia un segno che può essere un segno- ‘carezza’ per l’anima o un segno- ‘lama’ che ferisce o riapre vecchie ferite.

Se ci si trova in un momento di crisi o di difficoltà economica, professionale o sentimentale o di salute, è facile immaginare il peso che le parole potrebbero avere in un momento simile. Se negative, distruttive, fredde alimenterebbero lo sconforto, la solitudine, il sentimento di incomprensione. Parole positive ed empatiche infonderebbero rassicurazione e farebbero sentire l’altra persona coccolata.

Ciò è ancora più evidente nel momento in cui ad aver bisogno di parole che curano è chi soffre psicologicamente o fisicamente in quanto la parola dello psicoterapeuta o del medico ha un meccanismo d’azione analogo a quello di un farmaco agendo sul corpo, sul cervello e sull’anima aiutando a superare il dolore.

Le parole sono nate prima degli psicofarmaci e se pronunciate con empatia, calore, fiducia, speranza sono in grado di attivare le stesse vie biochimiche di farmaci come antidepressivi, ansiolitici, morfina. In questo modo le parole sono in grado di agire a livello sinaptico, sui neurotrasmettitori, questo all’interno di una relazione. Il cervello inizia a produrre degli antidolorifici naturali, le endorfine che donano una sensazione di benessere alleviando il dolore, la stessa sensazione che si prova dopo una lunga camminata rigenerante, quando si è a contatto con la natura, quando si è coccolati dalla persona che si ama.

Al tempo stesso le parole, se usate in modo inappropriato, possono ‘uccidere’ non solo chi è malato o sofferente ma chiunque, naturalmente soprattutto chi ha bisogni emotivi profondi. Parole offensive, dure, fredde e distanzianti o aggressive possono indurre ansia, sconforto, depressione. Quindi le parole possono diventare anche un’arma o un veleno anche letali ed è importante essere attenti a come le si usa.

Ad esempio se una notizia negativa viene comunicata in modo inopportuno si attivano le aree cerebrali dell’ansia la quale a sua volta libera la colecistochinina a livello cerebrale, una sostanza che alimenta la sofferenza psicofisica.

Le parole che fanno leva sull’incremento dell’autostima, sulla fiducia e la speranza sono fondamentali rispetto alla loro capacità di donare benessere, di alleviare la sofferenza, l’ansia o la depressione. Parole come “fatti coraggio” o fatti forza” non sono efficaci e possono perfino avere un effetto negativo in quanto impersonali e non in grado di trasmettere la vicinanza emotiva ed affettiva.

Le parole che curano le ferite dell’anima e anche del corpo sono quelle che trasmettono la sensazione che c’è una persona vicina che comprende, capace di accogliere la sofferenza e pronta ad aiutare. Le parole che curano sono quelle accompagnate dal linguaggio non verbale, da uno sguardo empatico e che infonde coraggio e speranza, da un sorriso, sono parole impregnate della dimensione affettiva ed emotiva di chi la dona. Le parole possono curare quando legate al concetto di speranza, quando sono in grado di alimentare il desiderio e l’aspettativa che il futuro sarà migliore del presente, alimentando la motivazione a guarire, ad intraprendere la terapia, a tollerare la sofferenza, a considerare la sofferenza emotiva o il disagio anche in una chiave di lettura positiva, come un’opportunità per conoscere e comprendere meglio se stessi e gli altri.

Buddha sosteneva che le parole “quando sono sincere e gentili possono cambiare il mondo” e la Dickinson ha scritto: “a volte ne scrivo una, e la guardo, fin quando non comincia a splendere” aggiungendo di non conoscere niente che abbia tanto potere quanto ne ha la parola.

Come in un percorso psicoterapeutico anche nella quotidianità è importante prestare attenzione al modo in cui utilizziamo le parole, in ambito lavorativo, con gli amici, in famiglia, in amore.

Come diceva Simone Weil “le stesse parole possono essere banali e straordinarie  secondo come sono dette. E il modo dipende dalla profondità di un essere umano, dalla quale scaturiscono senza che la volontà sia in grado di fare nulla.

É con un accordo meraviglioso che esse raggiungono in lui forma ed espressione. Così colui che sente può discernere, se ha potere di discernimento, ciò che è il valore del mondo.”

 

 

 

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