• Ottobre

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    2016
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L’AUTOSTIMA NEI BAMBINI

L’AUTOSTIMA NEI BAMBINI

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Molti bambini pensano di non valere nulla, la loro vita perde il suo fascino e la capacita’ di incuriosirli, motivarli, entusiasmarli.

Questi bambini non nutrono grandi speranze, privi di energia e di entusiasmo.

Iniziano cosi a ritirarsi dalla vita, a vivere ai margini a causa del loro vissuto di inadeguatezza.

I bambini che pensano di non valere nulla non vivono bene con se stessi, sono molto autocritici ed alcuni arrivano perfino ad odiarsi e a vivere senza interesse tutto ciò che li riguarda, dai compiti di scuola a ciò che fanno e dicono. Per questo motivo spesso tendono a non affrontare gli ostacoli, a differenza dei bambini con una buona autostima che amano sperimentare e sperimentarsi, perseverare anche di fronte agli ostacoli e alle difficoltà.

Quando un bambino non crede in se stesso e nel proprio valore, qualsiasi apprezzamento o incoraggiamento gli sembrerà falso, in quanto non lo sentirà coerente con la persona che pensa di essere. Quindi chi gli ha fatto un complimento sta scherzando, lo sta prendendo in giro o sta cercando di ottenere qualcosa da lui. Se un bambino e’ convinto di non valere nulla, difficilmente modificherà la percezione che ha di se stesso, anche di fronte agli apprezzamenti e ad altre conferme positive e questo può rattristare chi si complimenta con lui in modo sincero. Se riesce in qualcosa non ne gioisce, pensa che si sia trattato di fortuna.

Alcuni bambini molto intelligenti ma con scarsa autostima, inconsapevoli quindi del proprio valore, pur essendo orgogliosi dei loro traguardi e successi, non riescono a modificare l’immagine che hanno di se’. In agguato e’ sempre presente l’autocritica. La sensazione radicata in loro di non poter essere amati non riesce ad essere nemmeno attenuata.

Spesso i bambini con scarsa autostima sono vittime di bullismo e soprusi in misura maggiore dei bambini con una buona autostima. Questo accade in parte perche’ i bambini che non credono nel proprio valore tendono ad attrarre i bulli che proiettano le proprie insicurezze e la propria percezione negativa di se in loro in parte perche’ i bambini con una buona autostima assumono un atteggiamento diverso nei confronti dei bulli reagendo in modo più veloce e più sano ritenendo di non meritare di essere trattati in modo negativo, ma di meritare di meglio. Inoltre questi bambini ricorrono all’aiuto ed al supporto dell’adulto mentre i bambini con scarsa autostima tendono a non farlo nella convinzione di meritare di ricevere simili comportamenti da parte degli altri.

I bambini che non credono nel proprio valore tendono a riconoscere molto bene il valore degli altri, perfino idealizzando le loro qualità. Mettono in atto, quindi, una scissione vedendo il buono, il giusto ed il bello solo negli altri ed il male, l’inadeguatezza ed il brutto in se stessi. In questo modo, percependo il buono ed il bello solo all’esterno, il mondo inevitabilmente viene oscurato dalla persecutorieta’, in quanto dove c’e’ idealizzazione c’è anche sottovalutazione.

La base fondamentale per la formazione dell’autostima e’ un legame profondo e amorevole durante la prima infanzia.

Tuttavia alcuni genitori, durante la propria infanzia, non hanno vissuto un legame profondo, per questo motivo non sono in grado di stabilire un simile legame con i propri figli, una volta genitori.

Se un bambino non sente di occupare un posto speciale nel cuore di qualcuno che conosce in modo profondo, non può sviluppare le fondamenta per una sana autostima.

Alcuni bambini non si sono mai sentiti speciali per i loro genitori, non si sono mai sentiti un principe o una principessa per loro.

Lo psicoanalista Winnicott ha introdotto il concetto di preoccupazione materna primaria per definire il legame che la maggior parte delle mamme stabilisce in modo naturale con il proprio figlio.

Alcune mamme, tuttavia, o perche’ troppo depresse o esauste o perche’ poco supportate dall’ambiente esterno o eccessivamente ansiose, non sono in grado di sviluppare questo legame in modo naturale.

In biologia la ricerca ha evidenziato che il sistema nervoso delle mamme clinicamente depresse o che soffrono di uno stato acuto di disagio, ansia o rabbia, secerne un alto livello di sostanze chimiche dello stress, come noradrenalina e adrenalina, e di ormoni dello stress, come il cortisolo, che a loro volta possono bloccare le sostanze connesse al senso materno, quindi non si tratta di cattive mamme ma di una realtà psichica e biochimica.

Spesso il disagio delle mamme nel loro ruolo materno deriva dalla rievocazione delle emozioni dolorose legate alla propria infanzia in quanto hanno avuto loro stesse una mamma che non era in grado di rispondere ai loro bisogni, ai loro timori e alle loro angosce. Quindi successivamente i bisogni e i timori dei loro bambini sembrano loro ripugnanti.

Senza l’ausilio di un percorso psicologico e’ difficile essere in grado da soli di comprendere la natura delle proprie emozioni. La parte bisognosa, richiedente e dipendente del bambino risveglia i propri bisogni inascoltati durante l’infanzia senza che se ne sia consapevoli in quanto le emozioni intense associate ai propri bisogni inascoltati sono state soppresse o dimenticate, ma ne resta traccia e memoria nell’inconscio.

Le mamme che si imbattono in questa difficolta’ solitamente amano i propri figli quando questi sono sereni e affettuosi, mentre li rifiutano o provano rabbia quando sentono la loro infelicità o la loro rabbia. In questo modo riescono ad amare solo la versione idealizzata dei propri figli e non i propri figli reali. Questo il più delle volte perche’ la loro parte bisognosa e richiedente non ha ricevuto risposte amorevoli dai genitori durante l’infanzia.

Tutto ciò può portare il bambino a sentirsi poco desiderato e desiderabile, rifiutato.

I bambini che hanno una scarsa autostima hanno interiorizzato questo tipo di risposta ai propri bisogni arrivando cosi a percepirsi come persone prive di valore.

Un percorso di supporto psicologico in questi casi e’ molto utile, può essere rivolto alla mamma o ai genitori, a seconda dei casi, per aiutarli ad essere maggiormente in contatto con quelle emozioni che sembrano essere state dimenticate ma che sono sepolte dentro di loro e devono essere riattivate per poi essere elaborate. In parallelo e’ possibile procedere ad un percorso di supporto psicologico con il bambino.

Le relazioni che vengono nutrite nel tempo possono influenzare in modo radicale la chimica delle emozioni nel cervello, anche in una persona già’ adulta. Questo e’ l’elemento chiave anche per lo sviluppo di un’autostima sana.

Un legame profondo e’ una relazione in cui una persona, adulto o bambino che sia, si sente apprezzato e incoraggiato per quello che e’, senza essere giudicato, in cui si sente accettata per ciò che e’, non per come gli altri desiderano che sia … Una relazione in cui una persona si sente consolata e tranquillizzata quando manifesta un disagio, una relazione in cui una persona non deve nascondere le proprie emozioni per sentirsi accolto o accettato, quindi rabbia, paura, dolore, ansia, amore devono poter essere accolti dall’altra persona la quale non se ne sente sopraffatta o fagocitata perche’ le rievocano propri stati d’animo non elaborati.

Tutto questo si può compiere in un percorso di sostegno psicologico.

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