• Settembre

    21

    2018
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La necessità ossessiva di perfezione nasconde un profondo bisogno d’amore

La necessità ossessiva di perfezione nasconde un profondo bisogno d’amore

“Il trucco è a posto, l’abbigliamento anche, la piega dei capelli è impeccabile, la relazione appena preparata per il responsabile è perfetta, i bambini sono stati accompagnati puntualmente a scuola …. Sono pronta per una nuova giornata!”

Alcune persone procedono senza ascoltarsi, senza rendersi conto di ciò che la vita sta offrendo loro in quanto troppo preoccupate di essere perfette e di rendere perfette la loro vita, al punto tale che questa necessità diventa ossessiva.

Alcune persone fanno il possibile per essere brave professionalmente, mamme, mogli, mariti, figli perfetti, trasformandosi così facendo in macchine che non sbagliano mai.

Spesso i genitori trasmettono ai figli il messaggio che è necessario essere sempre più belli e bravi. Si tratta di genitori esigenti che pretendono sempre di più in ogni ambito.

Genitori con un atteggiamento ossessivo lo trasmettono inesorabilmente ai figli, imponendo cosa si fa e cosa non si fa senza fornire spiegazioni e motivazioni. Si trasformano i figli in maschere di perfezione ed ovunque provano ad esprimere ed espandere la propria personalità ed identità non sarà il posto in cui desideravano andare con il cuore.

È necessario piuttosto aiutare i figli a capire e a comprendersi e conoscersi, spiegare loro il perché di un comportamento, di una richiesta o di un divieto, permettere loro di fare esperienze emotive offrendo la possibilità di dargli un valore ed un nome. Nel tempo e in modo graduale si può chiedere ai figli anche di accettare le frustrazioni.

I figli perfetti, con un ottimo rendimento scolastico, che non creano alcun problema, spesso nascondono ferite profonde.

Esemplare è il caso dei genitori delle ragazze anoressiche nel momento in cui si domandano e chiedono al professionista come mai la figlia non è più la bambina perfetta che è sempre stata. La perfezione per le persone che non sono cresciute dal punto di vista psicoaffettivo, che non sono in grado di sintonizzarsi con le proprie emozioni e di conseguenza sono incapaci di elaborarle, che temono di affrontare il disordine ‘interiore’, ‘emotivo’, può diventare uno strumento di morte.

Certamente anche i condizionamenti sociali contribuiscono ad alimentare questa necessità di perfezione essendo fuorvianti.

Se si aderisce ai modelli esterni solo per assecondare il volere degli altri, nonostante tali modelli siano molto distanti dai propri bisogni o dalle proprie attitudini, si finisce per perdere il contatto con se stessi andando incontro inoltre ad illusioni e delusioni continue. Si finisce per raggiungere solo ciò che non appaga, oltretutto con tanta fatica e sacrificio, per ottenere la perfezione e ci si sentirà ugualmente insoddisfatti in quanto la perfezione è irraggiungibile condannando alla delusione.

Lo stesso discorso vale per la ricerca della perfezione estetica, se si va alla ricerca di un difetto lo si troverà certamente, se si corregge la bocca si vedrà il naso grosso, se si ritocca il naso allora non andranno più bene gli zigomi. Senza rendersene conto ci si ritroverà con un volto che non è più il proprio, una maschera che non comunicherà più ciò che si sente profondamente.

Inoltre nascondere le rughe può far correre il rischio di attirare l’attenzione di uomini che hanno bisogno semplicemente di un rispecchiamento narcisistico, di uno specchio che dia loro le conferme di cui hanno bisogno, uno specchio da utilizzare fino a quando è utile e da mettere da parte quando non lo è più alimentando così il dolore che la donna ha dentro. Al tempo stesso molto probabilmente non si attirerà più l’attenzione di quelle persone che potrebbero accogliere e riconoscere i vissuti più profondi e che desidererebbero la vicinanza dell’altra persona per quel che è.

È importante valorizzarsi, prendersi cura di sé, vedersi belli e piacersi ma senza stravolgersi nascondendo ciò che il corpo vorrebbe esprimere.

La necessità di essere perfetti nasconde un profondo bisogno di essere amati, ma la perfezione non aiuterà a soddisfare tale bisogno.

La persona perfetta frequentemente risulta antipatica e la persona perfetta nell’aspetto fisico spesso spaventa o è vissuta solo come un oggetto sessuale e molte volte suscita l’invidia delle persone dello stesso sesso.

Le persone che rincorrono la perfezione non sono cresciute dal punto di vista psicoaffettivo, non è stato loro permesso in quanto hanno interiorizzato il messaggio che si è amati per ciò che si fa e per il modo in cui si appare piuttosto che per ciò che si è. Queste persone conservano le loro parti bambine nella speranza che, mostrandosi come più belli e più bravi, queste loro parti bambine possano ricevere quel nutrimento affettivo che non hanno mai ottenuto.

La necessità di perfezione attiva l’ansia da prestazione e l’ossessività, quest’ultima uccide le emozioni avendo la funzione di tenere a bada l’ansia e il timore di non essere adeguati e amati. Il corpo non ha più la fiducia di essere ascoltato e iniziano a manifestarsi i sintomi quali attacchi di panico, ansia, depressione, insonnia, disturbi alimentari, ecc.

I sintomi rappresentano un problema che dà la possibilità di distogliere l’attenzione da un altro problema più profondo e più doloroso in quanto l’attenzione viene spostata verso qualcosa che è più concreto e più facile da gestire.

L’ansia è un campanello di allarme che segnala che c’è qualcosa di cui non ci si sta occupando o di cui non ci si sta occupando in modo adeguato.

Quando si manifestano i sintomi è l’inizio della guarigione in quanto spesso sono invalidanti, causano sofferenza, questo fa sì che si chieda aiuto ad un professionista. I sintomi possono essere l’inizio della risoluzione del problema che è alla base.

Per questo motivo è opportuno rivolgersi ad un professionista psicoterapeuta che aiuti a curare le ferite più profonde, che aiuti a sintonizzarsi nuovamente o per la prima volta con la dimensione emotiva che si è trascurata.

È importante che ogni giorno si faccia qualcosa di diverso rispetto a ciò che è stato programmato, che si trascuri un dovere a favore di un piccolo piacere lasciando che la vita ci meravigli. Le gioie arrivano in quegli attimi in cui si perde il controllo come accade quando siamo in procinto di fare l’amore.

Come scrive la poetessa e autrice di romanzi autobiografici  Maya Angelou “la vita non si misura attraverso il numero di respiri che facciamo, ma attraverso i momenti che ci lasciano senza respiro”. L’autrice nei suoi romanzi autobiografici riflette su se stessa e sulla dimensione femminile liberandola di quella necessità ossessiva di perfezione che è alla base di diversi fenomeni negativi quali l’educazione patriarcale, il razzismo e di tante disuguaglianze.

 

 

(liberamente tratto dall’articolo di Barbara Majnoni)

 

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