• Febbraio

    3

    2020
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La devianza giovanile e il percorso di riabilitazione in carcere

La devianza giovanile e il percorso di riabilitazione in carcere

Spesso durante i percorsi detentivi per devianza giovanile ci si rende conto che il carcere paradossalmente viene vissuto come una sorta di rifugio dove si stabiliscono legami, regole, abitudini stabili che diventano rassicuranti. All’esterno del carcere tuttavia la vita reale continua ad andare avanti e quando il giovane, una volta libero, si trova a dover tornare nel contesto d’origine sperimenta un grande timore.

Il contesto di origine di tipo criminale caratterizzato da uno stile educativo delinquenziale limita le possibilita’ di reinserimento sociale del giovane, rappresenta un importante rischio di recidiva per lui e agisce in modo negativo sul valore del Se’ e sulla capacita’ di resilienza su cui si e’ lavorato durante il percorso di riabilitazione in carcere.

Per questo motivo uscire dal carcere dopo il percorso di riabilitazione dalla devianza giovanile spesso e’ fonte di inquietudine. Una buona rieducazione aiuta il giovane a tornare in liberta’ e a riaffrontare le sfide della vita fuori dal carcere con minori probabilita’ di ricadere in condotte antisociali.

La devianza giovanile rappresenta un fenomeno diffuso e complesso. Professionisti e ricercatori si chiedono come sia possibile favorire il reinserimento e la reintegrazione sociale dei minorenni tutelandoli dall’intraprendere nuovamente la direzione della devianza giovanile.

Naturalmente i modelli familiari disadattivi, le condizioni economiche disagiate, la disoccupazione contribuiscono ad alimentare la devianza giovanile che spesso si trasforma in disturbo di personalita’ antisociale in eta’adulta.

I minori in carcere o perseguiti dalla legge non provengono necessariamente da famiglie criminali o problematiche. In alcuni casi infatti i giovani devianti provengono da famiglie benestanti e rispettabili, educati in modo adeguato ma cio’ nonostante durante l’adolescenza hanno intrapreso una direzione antisociale.

Moffitt definisce “adolescence-limited offenders” una forma di delinquenza piu’ lieve e occasionale messa in atto solo durante l’adolescenza spesso come ribellione alle norme e alle figure autoritarie.

In questa forma di devianza giovanile per l’adolescente e’ piu’ semplice reintegrarsi nella societa’ potendo contare anche sulla comprensione e il supporto della famiglia d’origine.

I “life-course persistent offenders”, la categoria piu’ rappresentata in carcere, invece, spesso si trovano a dover tornare nel loro contesto d’origine dove sono stati gettati i semi della loro condotta criminale e di dover lottare all’esterno e nel loro mondo interno, ossia si trovano a dover lottare con la parte buona che hanno interiorizzato durante il percorso riabilitativo in carcere e con la parte cattiva che hanno interiorizzato nel contesto d’origine.

Se nella lotta interiore vince la parte buona il prezzo da pagare e’ la separazione dai legami primari, se ha la meglio la parte cattiva il prezzo e’ la recidiva, il ricadere nella condotta antisociale.

Il sesso maschile sembra essere quello maggiormente coinvolto nella devianza giovanile anche perche’ piu’ alla ricerca di situazioni pericolose ed eccitanti, tuttavia ultimamente e’ in aumento la criminalita’ femminile, noto e’ ad esempio il fenomeno di ragazze che partecipano a crudelta’ contro coetanee o minori.

Accanto alle classiche forme in cui si manifestano le condotte antisociali ne compaiono di nuove, in particolare l’uso delle tre droghe dello stupro (Ghb, Ketamina, Roypnol) finalizzate a perpetrare la violenza sessuale sulla vittima la quale assume la sostanza inconsapevolmente in quanto di solito viene versata nella bevanda dall’abusatore senza che la vittima possa rendersene conto in quanto sono inodori, prive di sapore e difficilmente si riscontrano dalle analisi del sangue. Tali droghe, pertanto, consentono di sottomettere la vittima senza lasciare alcuna traccia inducendo uno stato di rilassamento e di amnesia associato al tempo stesso ad un’euforia afrodisiaca e a disinibizione. Inoltre anche la moderna cannabis denominata ‘skunk’ per l’intenso odore dal termine inglese che significa ‘puzzola’ letteralmente differisce dalla precedente cannabis per il contenuto 80 volte più elevato e modificato geneticamente con spray sintetici velenosi. Questa sostanza stupefacente è molto pericolosa e dannosa per la salute predisponendo a comportamenti aggressivi ma anche allo sviluppo di disturbi psicotici, in particolare la schizofrenia, e a danni permanenti al cervello.

Il nostro sistema penale si e’ evoluto nel tempo da un carattere esclusivamente o principalmente punitivo a uno di tipo rieducativo che ha come obiettivo primario quello di evitare l’etichettamento negativo del giovane rientrato in comunita’. La destigmatizzazione e’ finalizzata a tutelare il giovane dal rischio di isolamento sociale e lavorativo e quindi della recidiva criminale aiutandolo ad interiorizzare e a sviluppare qualita’ relazionali ed empatiche, a responsabilizzarsi delle proprie condotte antisociali e a riconciliarsi con la vittima.

 

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