• Maggio

    11

    2016
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La depressione. Diversi modelli teorici a confronto

La depressione. Diversi modelli teorici a confronto

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Diversi psicoanalisti si sono dedicati allo studio del vissuto depressivo al fine di meglio comprenderlo e poter essere d’aiuto nel migliore dei modi alle persone che lo sperimentano.

Sigmund Freud ha distinto il dolore legato ad un lutto dalla depressione malinconica.

Nel lutto l’evento precipitante e’ la perdita di una figura significativa. Nella malinconia, al contrario, l’oggetto perduto e’ emozionale piuttosto che reale. Inoltre la persona melanconica sente una profonda perdita della stima di se’, accompagnata da autoaccuse e sensi di colpa, mentre colui che e’ in lutto mantiene una stima di se’ stabile.

Freud ha spiegato la svalutazione di se’ tipica delle persone malinconiche come il risultato di una rabbia intensa rivolta all’interno perche’ il se’ del paziente si e’ identificato con l’oggetto perduto.

Melania Klein ha collegato la depressione ad una fase dello sviluppo psico affettivo, interpretandola come un riflesso del fallimento infantile nello stabilire dei buoni oggetti interni.

Le persone che soffrono di depressione sono terribilmente preoccupate di aver distrutto gli amati oggetti buoni dentro di se’ a causa della propria avidita’ e distruttivita’ e di conseguenza si sentono perseguitate dagli oggetti cattivi interni.

Bibring riteneva che la depressione fosse uno stato affettivo primario che nasce dalla tensione tra ideali e realta’.

L’individuo ha 3 aspirazioni fondamentali:

  • Valere ed essere amato
  • Essere forte e superiore
  • Essere bravo e amorevole

La consapevolezza della propria incapacita’, effettiva o supposta, di essere all’altezza di queste aspirazioni produce depressione.

Qualunque frustrazione o ferita narcisistica che riduca la stima di se’ puo’ degenerare in una depressione.

Quindi Bibring ha descritto la depressione come un crollo parziale o totale dell’autostima in quanto la persona non si sente all’altezza delle proprie aspirazioni.

Arieti ha postulato che vi possa essere nelle persone che soffrono di depressione una ideologia preesistente, vivere non per se stessi ma per un’altra persona che Arieti ha definito l’altro dominante.

Molto spesso e’ il coniuge ad essere l’ altro dominante, ma anche un’organizzazione o un ideale possono assolvere questa funzione.

Quando a occupare tale ruolo nel mondo psicologico dell’individuo e’ un obiettivo o una finalita’ superiore, esso viene indicato con il termine di obiettivo dominante o ideologia dominante.

Anche Arieti come Bibring pone in rilievo l’impotenza della persona (che poi diviene depressa) nel riconoscere l’irraggiungibilita’ dello scopo.

Non si riescono ad accettare quadri di riferimento alternativi che possano consentire di rinunciare all’obiettivo dominante al quale non si riesce a rinunciare.

Blatt ha descritto 2 tipologie di depressione:

  • La depressione anaclitica che e’ caratterizzata da sentimenti di impotenza, solitudine, fragilita’ correlati a croniche paure di abbandono e di mancanza di protezione. Gli individui che soffrono di questo tipo di depressione hanno un intenso desiderio di essere accuditi, protetti ed amati.
  • La depressione introiettiva che e’ caratterizzata da sentimenti di inutilita’, fallimento, inferiorita’ e colpa. Tali individui sono autocritici e soffrono per una paura cronica della critica e della disapprovazione da parte degli altri. Sono eccessivamente perfezionisti e competitivi.

Tutti i modelli teorici sulla depressione presi in considerazione possono essere riassunti concludendo che le persone che ne soffrono esperiscono la depressione sul piano psicologico come un disturbo dell’autostima nel contesto di relazioni interpersonali fallimentari.

Lo psicologo psicoterapeuta svolge un ruolo fondamentale nella terapia della depressione. In alcuni casi puo’ essere utile associare al percorso psicoterapeutico un supporto psicofarmacologico.

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