• Maggio

    17

    2019
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L’ amico immaginario

L’ amico immaginario

 

 

 

 

 

 

 

I bambini ricorrono all’ attivita’ immaginativa e creativa, alcuni lo fanno con maggiore frequenza di altri.

L’attivita’ immaginativa e’ tipica del periodo preoperatorio (dai 2 ai 6 anni) ma puo’ presentarsi anche in periodi evolutivi successivi, dai tre anni e mezzo ai nove anni e talvolta oltre.

Nel gioco simbolico i bambini giocano ‘facendo finta che’, facendo ‘come se’ certi personaggi non presenti o non esistenti fossero li’ accanto a loro e interagissero con loro oppure giocano trasformando certi oggetti in altri, ad esempio una scopa puo’ diventare un cavallo su cui si galoppa, ecc.

Il bambino puo’ comportarsi come se fosse egli stesso la propria mamma o il papa’ nel gioco della famiglia, il medico che visita e fa le iniezioni  nel gioco del dottore o l’insegnante nel gioco della maestra.

Questi veri e propri teatri inventati vengono utilizzati inconsapevolmente anche a fini di auto psicoterapia. Ad esempio il bambino che gioca a far finta di essere la mamma rimproverando e punendo un bambolotto rievoca e rivive la situazione in cui ha sofferto egli stesso il rimprovero o la punizione della mamma. In questo modo svolgendo un ruolo attivo e immedesimandosi al tempo stesso con la mamma e con il bambolotto-figlio affronta e si libera dal ricordo traumatico della situazione subita.

Tuttavia il fenomeno piu’ significativo e complesso dell’attivita’ immaginativa infantile e’ l’invenzione dell’ amico immaginario che puo’ accompagnare il bambino per un lungo periodo dell’infanzia, anche per anni, pur subendo alcune trasformazioni.

L’ amico immaginario puo’ essere un buon compagno di giochi, puo’ svolgere una funzione consolatoria e di contenimento in momenti di tristezza, trasformarsi in un confidente empatico di importanti segreti, in altre situazioni puo’ svolgere una funzione di rassicurazione rispetto alle difficolta’ della crescita.

L’ amico immaginario puo’ essere un bambino, un adulto, un animale o un oggetto, invisibile per gli altri ma reale e vivo per il bambino.

Non si tratta di un’ allucinazione poiche’ i bambini sono consapevoli che l’amico immaginario e’ un prodotto della loro fantasia e che essi fingono soltanto che sia vero.

Il bambino gli da’ un nome, lo veste in maniera particolare, lo immagina presente al suo fianco.

Con l’ amico immaginario il bambino gioca, si confida, dorme e, cosa piu’ importante, cresce.

L’ amico immaginario e’ quasi sempre solidale con il bambino che lo ha inventato, cosi’ le fatiche e le difficolta’ legate alla crescita, al diventare grande sono condivise e suddivise con un altro, con una sorta di doppio se’ che da’ fiducia e fa sentire piu’ forti perche’ si e’ in due nella quotidianita’.

Non sono pochi i bambini che si inventano un amico immaginario. Non ci sono differenze significative tra bambini e bambine, entrambi i sessi hanno pari capacita’ immaginativa e provano il medesimo piacere a giocare con la fantasia.

Il genere maschile o femminile non influisce sulla capacita’ di fantasticare e di inventare personaggi non reali, ne’ sulla quantita’ di tempo dedicata a questa attivita’ mentale.

In una ricerca si e’ scoperto che i bambini maschi inventano quasi elusivamente un amico immaginario maschio, raramente un’ amica immaginaria femmina che in ogni caso non ha mai l’identita’ di una bambina coetanea, puo’ essere una cagnolina realmente esistita che non c’e’ piu’ o un peluche di sesso femminile.

Le bambine invece si comportano in modo piu’ differenziato creandosi un amico immaginario che puo’ essere sia maschio che femmina.

Una percentuale minore di bambini e di bambine inventano amici immaginari neutri, spesso un animale o qualcosa di piu’ indefinibile.

E’ significativo il fatto che i bambini maschi non prendano in considerazione la possibilita’ di avere un’amica immaginaria. Questo sembra rivelare che la figura femminile e’ svalutata e appare poco interessante nella rappresentazione maschile, fin dalla prima infanzia.

Il bambino maschio nel gioco, per impulsi naturali e per modelli e messaggi ricevuti dall’esterno, tende a svolgere giochi d’azione e quindi ad immaginare di giocare a calcio o alla guerra o altro con l’amico immaginario.

Un bambino maschio difficilmente scegliera’ un’ amica immaginaria come compagna di tali attivita’ perche’ ha osservato che sono piu’ i maschi che le femmine che giocano alla lotta o a fare la guerra e quindi hanno compreso la differenza dei ruoli previsti dalla societa’.

Se un bambino sente il bisogno di confidarsi sui propri dispiaceri non scegliera’ un’ amica immaginaria perche’ sin da piccolo ha fatto suo il messaggio che il piangere o la mancanza di controllo sulla propria dimensione affettiva sono comportamenti ‘da femminuccia’. Quindi si sentirebbe ancora piu’ fragile se, oltre a piangere, si facesse consolare o si confidasse con un’ amica immaginaria femmina. In queste situazioni si inventa un amico immaginario maschio o un amico di peluche.

Le bambine inventano una gamma di amici immaginari piu’ articolata con cui giocare in maniera diversificata.

Per le bambine di solito e’ stato individuato un amico immaginario maschio piu’ piccolo nei confronti del quale la bambina si cala in un ruolo materno o in un ruolo piu’ autorevole come quello dell’insegnante.

A questi atteggiamenti autoritari e di comando utilizzati nel gioco corrispondono immagini mentali femminili di maschi dipendenti e le bambine, per sentirsi sicure della disponibilita’ a sottostare dei bambini, devono immaginarsi dei maschietti piu’ piccoli in eta’ e in altezza rispetto a loro.

Le bambine possono inventare anche l’ amico immaginario maschio di pari grado con cui ad esempio giocano al maestro e alla maestra o a marito e moglie e ad avere un figlio o una figlia di cui occuparsi, dandogli la pappa, cambiandogli il pannolino.

L’ amico immaginario maschio pari grado puo’ svolgere diverse funzioni. Nei momenti di tristezza e di sconforto le bambine, a differenza dei maschi, non hanno difficolta’ a farsi consolare da un amico immaginario o reale di sesso opposto.

Ci sono casi in cui le bambine vedono nel loro amico immaginario un gemello maschio che, in quanto appartenente all’altro sesso, gode di maggiore liberta’ rispetto a loro. In sua compagnia e’ possibile sperimentarsi in ambiti solitamente preclusi alle femmine in base ai modelli culturali, e’ possibile compiere viaggi avventurosi o dedicarsi ad attivita’ considerate tipicamente maschili dalla societa’.

L’ amico immaginario maschio piu’ grande o piu’ forte della bambina che lo inventa si basa su funzioni e ruoli maschili e femminili socialmente accettati e favoriti. Si tratta spesso di bambine romantiche che individuano nell’ amico immaginario il principe azzurro delle fiabe.

Le bambine si soffermano molto di piu’ rispetto ai bambini a descrivere fisicamente il loro amico immaginario, descrivono il modo in cui e’ vestito, le sue caratteristiche fisiche quali il colore degli occhi, dei capelli, l’altezza e parlano delle sue abitudini.

L’ amico immaginario spesso e’ tenuto segreto nella convinzione che i genitori non comprenderebbero o prenderebbero in giro o sgriderebbero.

E’ importante che i bambini abbiano spazio per le loro fantasie e che i genitori abbiano rispetto per l’attivita’ immaginativa infantile. Sarebbe opportuno che il genitore non cercasse di sapere se suo figlio ha o meno un amico immaginario, se il bambino non lo dice spontaneamente. Le bambine tengono di piu’ alla segretezza dell’ amico immaginario anche per i contenuti dell’attivita’ immaginativa che egli consente loro, soprattutto se in questi contenuti e’ presente qualcosa che e’ considerato trasgressivo.

I bambini dovrebbero avere spazi propri come la loro cameretta in cui si sentano liberi di esprimere la loro creativita’. Inoltre sarebbe importante accrescere la liberta’ relativa ai ruoli sociali in quanto cio’ consentirebbe di arricchire le capacita’ inventive.

In alcuni casi il limite tra realta’ e immaginazione rispetto all’esistenza dell’ amico immaginario si fa molto sottile.

L’ amico immaginario puo’ essere di aiuto in momenti particolarmente difficili per il bambino, in momenti vissuti dal bambino come molto impegnativi emotivamente, il che puo’ accadere per motivi differenti, dalla separazione dei genitori ad un cambiamento di scuola, ad un’insegnante vissuta come eccessivamente severa o giudicante, ad un lutto, ecc. In questi casi puo’ essere molto utile rivolgersi ad una psicologa psicoterapeuta la quale possa offrire uno spazio di ascolto empatico e di contenimento al bambino rispetto alla sua dimensione affettiva ed emotiva aiutandolo a comprendere cosa gli sta accadendo e che gli offra, se necessario, la possibilita’ di un percorso di psicoterapia. A volte e’ sufficiente aprire un dialogo con i genitori e fornire loro delle buone indicazioni perche’ il bambino si rassereni.

 

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