• Giugno

    7

    2019
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Il femminicidio : Una questione di amore e gelosia?

L’associazione violenza amore viene proposta ogni volta che gli articoli o gli annunci di cronaca nera danno notizia di un femminicidio attribuendolo alla gelosia. Quando le violenze vengono commesse all’interno di una relazione in cui e’ il compagno la persona che aggredisce non sono meno importanti, al contrario possono essere vissute dalle vittime come un tradimento tanto piu’ grave quanto piu’ e’ profondo il legame affettivo.

Puo’ essere fuorviante presupporre la gelosia come motivazione di un femminicidio. E’ molto complesso individuare per ogni singolo caso la molteplicita’ di fattori che portano alla tragedia.

Tra le motivazioni piu’ frequenti del femminicidio, tuttavia, spesso possiamo individuare la vendetta conseguente alla sofferenza dell’abbandono. A volte in questi casi, insieme al femminicidio viene commesso anche un figlicidio, ossia viene ucciso anche il figlio. Un’altra motivazione frequente del femminicidio e’ la rabbia che deriva dall’attribuire all’ex  compagna la responsabilita’ per i fallimenti della propria vita associata alla disperazione legata alla convinzione di non poter vivere senza quella donna. In altri casi ancora il movente del femminicidio e’ l’opportunismo che spinge ad esempio a liberarsi della moglie per non doverle versare gli alimenti o viceversa per ottenere un’eredita’.

Lo stereotipo che associa il delitto a gelosia suggerisce che esso sia l’esito di una perdita dell’autocontrollo. Attribuire un femminicidio a un discontrollo derivante da gelosia puo’ essere fuorviante e puo’ indurre a considerarlo una reazione a comportamenti della vittima che suscitano gelosia, come se la vittima abbia contribuito a creare lo stato di discontrollo nel suo assassino.

Solitamente il femminicidio e’ preceduto da precedenti aggressioni difronte alle quali le forze dell’ordine non sono state in grado di agire efficacemente per proteggere la donna e i familiari e gli amici si sono sentiti impotenti.

Il controllo dell’aggressivita’ e’ una delle prime acquisizioni nell’apprendimento delle regole sociali.

Non ci sono passioni cosi’ forti da superare la nostra capacita’ di controllo dell’aggressivita’ fino al punto da indurci a commettere un delitto contro la nostra volonta’.

Quando l’uomo uccide una donna all’interno di una relazione di coppia lo stereotipo che porta ad associare la violenza alla gelosia puo’ creare confusione tra il delitto e quelle forme di controllo che avvengono all’interno di alcune relazioni di coppia, rinforzando cosi’ lo stereotipo secondo cui la violenza domestica e’ un fatto privato in qualche misura accettabile. La donna che durante l’infanzia ha subito forme di maltrattamento in famiglia sara’ piu’ facilmente condizionata dallo stereotipo che associa amore e gelosia a violenza e quindi piu’ facilmente indotta a cadere in questi errori di autoresponsabilizzazione e sottovalutazione della gravita’ delle violenze.

Spesso le vittime fanno scelte apparentemente incoerenti come separazioni seguite da riavvicinamenti o querele seguite da remissioni, scelte ambivalenti dipendenti solo in parte da fragilita’ o da dipendenza psicologica quanto piuttosto in misura importante dalla consapevolezza dell’inefficacia della protezione offerta dai familiari e dalle forze dell’ordine.

Spesso emerge che la donna e’ stata uccisa nonostante sia i familiari che le autorita’ fossero a conoscenza delle violenze subite dalla stessa. Nonostante la donna chieda aiuto spesso non viene protetta efficacemente, questo elemento influisce su scelte quali ritirare la denuncia o ritornare a vivere con l’aggressore.

Le case di accoglienza dove le donne che subiscono violenza sono costrette a rifugiarsi dopo aver denunciato gli abusi subiti sono la dimostrazione di un momento di difficolta’ del nostro sistema nel garantire l’incolumita’ a tutte le donne.

Nei centri antiviolenza si sono creati spazi per esperienze in cui le donne che subiscono violenze nel rapporto con il compagno o sul luogo di lavoro possono rielaborare le sofferenze al di fuori di un contesto colpevolizzante quale e’ una relazione asimmetrica e alienante, spazi in cui possono acquisire strumenti per ricostruire la stima di se’ che le violenze hanno compromesso, spazi in cui le donne hanno la possibilita’ di condividere un’esperienza comune e di affrontare un percorso psicoterapeutico. Molto utile puo’ essere anche l’utilizzo dell’emdr come strumento di elaborazione di eventi traumatici.

 

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