I disturbi psicosomatici hanno interessato sin dall’inizio la psicoanalisi.
Franz Gabriel Alexander, psicoanalista e medico ungherese, (Budapest, 22 gennaio 1891 – Palm Springs, 8 marzo 1964), è il fondatore della medicina psicosomatica.
Egli considerava le alterazioni organiche della malattia psicosomatica la conseguenza dei cambiamenti fisiologici dovuti alle emozioni croniche rimosse, associate a conflitti inconsci non risolti.
Quindi per Alexander il sintomo psicosomatico esprime la componente fisiologica di uno stato affettivo.
Alexander identificò specifici conflitti psicologici per 7 malattie croniche. Per lui, se sono bloccate le espressioni dirette della dipendenza e della ricerca di aiuto, l’energia si incanala nel sistema nervoso parasimpatico e produce malattie come ulcera peptica, colite ulcerosa, asma bronchiale. Se sono bloccati gli impulsi ostili, l’energia si incanala nel sistema nervoso simpatico che produce artrite reumatoide, ipertensione, ipertiroidismo.
Alexander sosteneva la presenza di una vulnerabilità costituzionale di un tessuto o di un organo.
Sono state rivolte molte critiche alla teoria della specificità del conflitto, tuttavia lo studio di Alexander è il primo tentativo di affrontare la questione della scelta di malattia o scelta d’organo, ossia come mai in quella persona si ammalasse proprio quel determinato organo.
Nell’ambito psicosomatico il corpo sofferente è il segnale di affetti mentalmente intollerabili.
Il disturbo psicosomatico può manifestarsi anche nei bambini e per Winnicott, pediatra e psicoanalista inglese (Plymouth, 7 aprile 1896 – Londra, 28 gennaio 1971) rappresenta una difficoltà del bambino a creare oggetti transizionali. L’esperienza transizionale aiuta il bambino a mediare tra l’esperienza di sé come centro del mondo e l’esperienza di sé come persona tra le persone. L’esperienza transizionale si estende e accompagna l’individuo dall’infanzia per tutto il corso della vita : nel bambino è la radice della capacità di giocare e nell’adulto è fondamentale per la conservazione della capacità di giocare con le proprie idee e fantasie.
L’oggetto transizionale è un oggetto intermedio, non è la madre ma la simboleggia e si pone a cavallo tra il sé e il non sé. Appartiene al bambino ma non è un’estensione del suo sé, è diverso da lui.
Anche Renata Gaddini ha messo in relazione la malattia psicosomatica con l’assenza dell’oggetto transizionale.
Esiste una stretta correlazione tra mente e corpo che si influenzano reciprocamente; ad esempio un umore basso favorisce una risposta non adeguata da parte del sistema immunitario, che di conseguenza non è in grado di combattere efficacemente gli agenti patogeni che aggrediscono l’organismo.
Attraverso il sintomo fisico si dà espressione a un disagio, a una sofferenza che non riesce a trovare altre vie per emergere, ed al tempo stesso ci si sente liberi da angosce più profonde, in quanto tutta la preoccupazione è focalizzata sul sintomo fisico.
Lo psicologo, con un approccio psicosomatico, aiuta ad entrare in contatto con le proprie emozioni, a riconoscere e a dare voce alla rabbia, alla tristezza, alla gioia … In questo modo entrando in contatto con la propria dimensione emotiva è possibile dare un senso ai sintomi modificando gli schemi che li sostengono.