Per formulare una diagnosi di disturbo specifico dell’apprendimento è necessario escludere il ritardo mentale, ossia il quoziente intellettivo, in seguito alla somministrazione di un test intellettivo standardizzato somministrato individualmente, non deve risultare inferiore a 70 punti.
Nelle condizioni di maggiore complessità intellettiva, nei casi in cui il quoziente intellettivo risulta essere compreso tra 70 e 85 punti, è importante utilizzare per l’esame del livello intellettivo strumenti di misura multicomponenziali, poiché il profilo cognitivo generale è più informativo del semplice livello di QI per la formulazione della diagnosi.
È importante, inoltre, prendere in considerazione la discrepanza delle prestazioni rispetto alle prestazioni attese per il livello di scolarità del soggetto. Per formulare una diagnosi di DSA è richiesto che il livello delle prestazioni nelle prove di lettura, scrittura o calcolo sia significativamente inferiore a quello atteso in base alla scolarità e al livello intellettivo.
Una serie di studi hanno dimostrato l’associazione dell’esposizione ad alcuni fattori di rischio con lo sviluppo dei disturbi specifici dell’apprendimento, in particolare due o più anestesie generali successive al parto, prima del quarto anno di vita. Questo fattore di rischio è stato indagato in due studi distinti, ma condotti dallo stesso gruppo di ricercatori sugli stessi bambini negli Stati Uniti. Dai risultati è emerso che il rischio di sviluppare DSA non è aumentato nei bambini esposti dopo il parto a una singola anestesia, mentre lo è per i bambini che hanno ricevuto due o più anestesie generali entro i 4 anni di età (rispettivamente un incremento del rischio del 60% per bambini che avevano ricevuto due anestesie generali e del 160% per bambini che avevano ricevuto tre o più anestesie generali).
La presenza di un disturbo del linguaggio è associata ad un maggiore rischio di dislessia. Secondo i risultati di uno studio condotto su 571 bambini, che confermano quelli di uno studio precedente, esiste una correlazione tra disturbo del linguaggio e sviluppo di un disturbo della lettura. Secondo le prove disponibili, sono da considerare come popolazione a rischio di sviluppare dislessia i bambini che all’età di 5 anni cadono sotto il 10° centile in più di una prova di sviluppo del linguaggio e che mantengono questo livello di prestazione a 8 anni. In base a questi dati, il rischio di sviluppare dislessia nei bambini che presentano fin dall’età di 5 anni un disturbo di linguaggio che permane fino all’età di 8 anni risulta essere circa 6 volte superiore a quello del gruppo di controllo.
Anche il sesso maschile sembra essere associato ad un aumentato rischio di sviluppo di dislessia, nei maschi il rischio è circa 2,5 volte superiore rispetto alle femmine.
La storia genitoriale di alcolismo o di disturbo da uso di sostanze soprattutto in preadolescenti maschi tra i 10 e i 12 anni sono associati ad un rischio aumentato di DSA. Prove scientifiche prodotte da un unico studio condotto su 179 casi e 207 controlli e non confermate altrove, suggeriscono un rischio aumentato di sviluppare DSA in preadolescenti maschi, esposti a una storia genitoriale di alcolismo o di disturbo da uso di sostanze.
Anche la familiarità è associata ad aumentato rischio di dislessia.
Diversi studi hanno documentato il maggior rischio di sviluppare dislessia tra i figli di genitori dislessici.
Sono stati inoltre individuati alcuni fattori di rischio non implicati nello sviluppo dei disturbi specifici dell’apprendimento, bensì nello sviluppo di ritardi nelle abilità di lettura, scrittura e calcolo. Questi sono il basso peso alla nascita e/o la prematurità associati ad un aumentato rischio di sviluppare ritardi nelle abilità di lettura e di calcolo, mentre l’esposizione al fumo materno durante la gravidanza e la familiarità sono associati ad un rischio aumentato di sviluppare ritardi nelle abilità di calcolo.
L’esposizione a fattori psicologici traumatizzanti durante l’infanzia è associata ad un maggiore rischio di sviluppare ritardi nelle abilità di lettura.
Questo fattore di rischio è stato indagato in un solo studio condotto su 299 bambini statunitensi di scuola primaria (età 6-7 anni) residenti in città, in cui per fattore traumatizzante si intendeva l’essere stati testimoni di atti di violenza, sia all’interno della propria abitazione sia nell’ambiente urbano. I soggetti esposti dimostrano una riduzione delle abilità di lettura rispetto al gruppo di controllo in misura significativa. In conclusione, si tratta di una prova debole.
E’ possibile intervenire precocemente in modo mirato per ridurre il rischio di difficoltà di lettura e di ortografia.
Gli interventi possono essere condotti sia durante la scuola d’infanzia sia durante il primo anno di scuola primaria e sono erogati prevalentemente da insegnanti formati allo scopo. Questi interventi hanno determinate caratteristiche.
Le abilità da insegnare devono essere rese esplicite; devono essere intensivi, con sessioni individuali o in piccoli gruppi di circa 15-30 minuti l’una, possibilmente tutti i giorni e comunque non meno di due volte alla settimana, per un totale di 1-2 mesi.
Devono comprendere attività per favorire le abilità meta-fonologiche come la segmentazione e la fusione fonemica; l’associazione tra grafemi e fonemi ed esercizi per lo sviluppo del lessico e la lettura di testi.
In seguito a questi interventi i soggetti che permangono “resistenti”, cioè che non manifestano miglioramenti significativi si confermerebbero come maggiormente a rischio, presentando le caratteristiche che raccomandano un invio ai servizi specialistici.
È importante non trascurare il fatto che gli aspetti emotivo- motivazionali e gli stili meta cognitivi hanno delle implicazioni molto importanti sulla qualità degli apprendimenti.
Meta cognizione, emozioni e motivazione si intrecciano e si influenzano reciprocamente e hanno effetti importanti in ambito scolastico, svolgendo un ruolo fondamentale nel segnare positivamente o negativamente non solo la carriera scolastica di uno studente, ma più in generale la visione che questo ha di sé, del proprio valore personale e sociale.