• Maggio

    3

    2019
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L’ autismo e la comprensione dei sentimenti dell’altro

L’ autismo e la comprensione dei sentimenti dell’altro

Nella relazione con le persone care di solito riusciamo a prevedere cosa pensano, cosa sentono o desiderano.

Cio’ diventa piu’ difficile quando incontriamo degli estranei. Dobbiamo cercare in maniera spontanea e intuitiva di metterci nei loro panni, di assumere il loro punto di vista se si vuol comunicare adeguatamente. Per farlo ci si serve soprattutto di segnali non verbali: gesti, mimica, sguardi, cosi’ si puo’ avere un’idea del vissuto delle altre persone. Ed i segnali non verbali sono utili in particolar modo quando le parole dell’altra persona esprimono uno stato d’animo che non corrisponde a quello che e’ espresso attraverso il suo linguaggio corporeo.

In queste situazioni e’ necessario mettere insieme i diversi segnali e considerare il quadro complessivo.

La difficolta’ principale delle persone con autismo sta proprio qui! In una valutazione non corretta della dimensione emotivo affettiva degli altri. I processi che, per lo piu’ inconsapevolmente, regolano i nostri incontri con gli altri, nelle persone con autismo funzionano in altra maniera.

Soprattutto quando si tratta di autismo ad alto funzionamento cio’ che e’ compromessa e’ esclusivamente la cognizione sociale, ossia quei processi necessari nell’interazione e nella comunicazione con gli altri mentre le altre funzioni cognitive sono intatte.

Nelle persone con autismo ad alto funzionamento il contatto sociale puo’ apparire un po’ goffo, ma al tempo stesso possono arrivare ad occupare posizioni di alto o medio livello nelle gerarchie aziendali.

Tuttavia se il lavoro comporta elasticita’ e la responsabilita’ di subordinati cominciano a sentirsi eccessivamente affaticate in quanto i molti incontri lavorativi sono troppo faticosi e stressanti in quanto implicano un’interazione sociale che prosciuga le loro energie.

per le persone con autismo la complessita’ principale nell’interazione sociale riguarda la capacita’ di mentalizzazione, ossia l’essere in grado di immedesimarsi nel mondo interno degli altri.

Si da’ per scontato che ogni persona abbia un suo mondo interiore mentre questa consapevolezza intuitiva non e’ cosi’ scontata per le persone con autismo le quali scoprono per la prima volta solo in adolescenza, se non piu’ avanti nella vita, che le altre persone provano sentimenti, pensano, hanno una propria dimensione interna.

Per loro e’ molto difficile riconoscere intuitivamente lo stato psichico altrui. Possono pero’ seguire un percorso indiretto, ossia analizzare la situazione e i segnali comunicativi inviati dall’altra persona e trarne conclusioni. Sul piano teorico riescono bene in cio’, mentre incontrano notevoli difficolta’ a formarsi un’impressione a prima vista dell’altra persona, in quanto hanno bisogno di tempo nell’utilizzo delle loro strategie.

Le persone con autismo, infatti, devono concentrarsi consapevolmente sul modo in cui si sentirebbero essi stessi in quella specifica situazione. Anche le persone non autistiche compiono tale ‘operazione’, ma la differenza sostanziale risiede nel fatto che le persone con autismo debbano compierla volontariamente piuttosto che inconsapevolmente ed intuitivamente. Cio’ naturalmente fa si’ che tale operazione richieda molto piu’ tempo alle persone con autismo piuttosto che essere rapida.

Le situazioni poco strutturate, prive di regole esplicite e condivise risultano piu’ difficili da affrontare per le persone con autismo. Per tale motivo il momento della ricreazione a scuola o la pausa caffe’ o la pausa pranzo a lavoro in eta’ adulta rappresentano i momenti piu’ impegnativi per le persone con autismo.

Per loro inoltre e’ piu’ difficile instaurare amicizie in quanto impiegano piu’ tempo a comprendere lo stato d’animo dell’altro e ad esempio possono accorgersi con un certo ritardo che l’altra persona sta male. Solitamente ci si aspetta che gli amici con il trascorrere del tempo, via via che il legame affettivo diventa piu’ intimo e profondo e via via che ci conoscono meglio, siano sempre piu’ pronti a cogliere i nostri sentimenti e bisogni.

L’ autismo non e’ uno stato desiderabile o felice ma comporta anche specifiche risorse positive.

Le persone con autismo, ad esempio, non mentono mai in quanto non comprendono il perche’ si dovrebbe mentire dal momento che le bugie in realta’ complicano le cose. Quindi anche quando una persona con autismo fa un’osservazione che risulta critica o perfino offensiva non e’ motivata dall’intenzione di ferire l’altra persona.

Inoltre le persone con autismo solitamente sono molto precise e la precisione e’ una qualita’ molto apprezzata in ambito lavorativo-professionale, se da un lato infatti l’estrema  precisione rallenta le prestazioni, dall’altro riduce la necessita’ di ricorrere a procedure di controllo.

Un’altra importante risorsa specifica delle persone con autismo e’ l’affidabilita, quando assumono un impegno lo rispettano incondizionatamente.

 

 

 

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