• Luglio

    13

    2018
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Ansia e predisposizione genetica

Ansia e predisposizione genetica


L’ ansia entro certi limiti è molto importante in quanto ci mette in allerta e ci permette di affrontare situazioni stressanti. Superati certi limiti, tuttavia, l’incapacità di gestire le situazioni ansiogene può produrre disturbi d’ ansia che diventano invalidanti per l’individuo come accade quando si manifestano gli attacchi di panico o si sviluppano delle fobie. A parità di condizioni ambientali alcune persone sono più capaci di gestire l’ansia e altre meno. I neuroscienziati hanno scoperto la serotonina, il neurotrasmettitore che regola i comportamenti ansiogeni. Alcuni farmaci hanno la capacità di modificare il livello cerebrale della serotonina ed i farmaci solitamente prescritti dallo psichiatra per contrastare l’ansia non appartengono alla famiglia delle benzodiazepine (i tranquillanti) quanto piuttosto a quella degli antidepressivi, gli SSRI inibitori selettivi del reuptake di serotonina che agiscono appunto sul riassorbimento della serotonina. Naturalmente i farmaci non curano il disturbo ma esclusivamente il sintomo, rappresentano una sorta di “stampella” come spiego alle volte alle persone di cui mi occupo che dovessero necessitare anche di un supporto farmacologico. Una stampella che può aiutare a camminare più agevolmente durante il percorso psicoterapeutico fino al momento in cui non se ne avrà più necessità.

I neuroscienziati hanno scoperto anche che la funzionalità della serotonina dipende da un gene che si presenta con alcune varianti che possono alterare i livelli di serotonina. La variante più corta di questo gene che è presente in circa il 20% della popolazione causa un aumento della serotonina. La presenza di questa predisposizione genetica è correlata, oltre che ad altre problematiche psicologiche, anche all’ ansia. Negli individui portatori della variante più corta del gene che regola la funzionalità della serotonina (5 HTTLPR) è presente una tendenza a manifestare livelli più alti di ansia, tuttavia esistono altri fattori che possono influire sulla predisposizione. Infatti l’associazione tra versione più corta del gene 5 HTTLPR e maggiori livelli di ansia sembra non essere particolarmente evidente.

A causa dell’alterazione dei livelli estrogeni legati al ciclo mestruale, le donne hanno livelli maggiori di serotonina rispetto agli uomini ed infatti le donne portatrici della variante più corta del gene che regola la funzionalità della serotonina sono più ansiose degli uomini che presentano lo stesso tipo di variante genetica.

I neuroscienziati hanno dimostrato che, a livello neurobiologico, l’effetto interattivo tra sesso e variante genetica più corta si manifesta con un’anatomia alterata dell’amigdala, una regione cerebrale che svolge un ruolo chiave nella regolazione delle emozioni. Le donne più ansiose, portatrici della variante genetica più corta, hanno una quantità di neuroni dell’amigdala più elevata del normale.

Mentre in medicina esistono dei biomarcatori che permettono di predire la probabile insorgenza di alcune malattie, ad esempio il colesterolo alto è un biomarcatore per patologie cardiache e vascolari, in psichiatria non esistono ancora biomarcatori in grado di predire in modo univoco la possibilità di insorgenza di una patologia che non si è ancora manifestata. Alcuni studi indicano come un volume maggiore dell’amigdala, associato al sesso e ad una variante genetica più corta può rappresentare un biomarcatore dell’ ansia.

Probabilmente in un futuro vicino le tecniche di neuroimmagine saranno in grado di fornire biomarcatori attendibili capaci di mettere in luce una predisposizione alla disregolazione delle emozioni e quindi anche all’ ansia, come un più ampio volume dell’amigdala.

 

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