• Giugno

    21

    2019
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Adolescenti e comportamenti autodistruttivi

Adolescenti e comportamenti autodistruttivi

Gli adolescenti iniziano a distaccarsi dal punto di vista relazionale dai genitori, mettono alla prova tutto cio’ che hanno ereditato durante l’infanzia dalle esperienze familiari. Anche quando non sono presenti particolari problematiche l’adolescente sente vacillare il senso di sicurezza, l’immagine di se’, la fiducia verso gli altri e verso se stesso.

Sintomatici sono il ritiro sociale, il disprezzo di se’, le autoaccuse, la negazione del proprio valore ed in alcuni casi anche i comportamenti autodistruttivi, come tagli e ferite autoinferti, l’anoressia e la bulimia, la tricotillomania, l’abuso di sostanze o di alcol, i tentativi di suicidio.

Un altro ambito in cui puo’ esprimersi il disagio adolescenziale e’ quello scolastico, ad esempio con un crollo del rendimento scolastico. Nell’ambito dei rapporti sociali in particolare per il legame con le principali figure di riferimento si assiste ad un capovolgimento dalla vicinanza e dipendenza affettiva ad un rifiuto che spesso ha un carattere ostentato e provocatorio.

L’adolescenza induce a rimettere in discussione i rapporti con tutti coloro che fino a quel momento hanno rappresentato un sostegno ed un riferimento, non solo i genitori ma anche gli insegnanti, altri adulti e gli amici di infanzia. L’adolescente puo’ sentirsi soffocare nella relazione quindi se le sue risorse sono insufficienti e l’ambiente non e’ in grado di contenere la tensione di questa nuova situazione, puo’ sentirsi impotente.

Pertanto l’adolescente ha bisogno di sentirsi di nuovo padrone della propria vita e per proteggersi dal rischio della frammentazione di parti del proprio Se’ ricorre ai comportamenti autodistruttivi che vengono a rappresentare una modalita’ facile di padronanza. Tutto cio’ che dipende dagli altri e dalla loro risposta, compresi il piacere ed il successo, da’ un senso di precarieta’, mentre il dolore e la sofferenza provocati dai comportamenti autodistruttivi dipendono in modo diretto dall’adolescente pertanto sono sempre a portata di mano. E’ come se l’adolescente si dicesse “e’ meglio farsi del male da solo che soffrire a causa degli altri”.

I comportamenti autodistruttivi si caratterizzano per il fatto di simboleggiare un’amputazione delle potenzialita’ rispetto alla dimensione corporea, a quella degli apprendimenti e alla dimensione sociorelazionale.

Un adolescente fa fatica a spiegare il motivo per cui ricorre alle condotte autolesionistiche, sente che e’ un comportamento che lo consola. L’accettazione della sofferenza ha un effetto consolatorio e rassicurante e l’Io puo’ sperimentare un ruolo attivo di fronte alla minaccia di frammentazione del proprio Se’.

L’autolesionismo trova nutrimento, si alimenta, nelle delusioni. La coazione a ripetere, tipica dei comportamenti autodistruttivi, e’ al servizio della conservazione dell’integrita’ del proprio Se’ nonostante comporti conseguenze negative.

I comportamenti autodistruttivi leniscono la sofferenza, anestetizzando le emozioni.

Quale nucleo centrale delle condotte autolesionistiche si puo’ identificare una profonda paura di perdita dell’identita’ e del senso di Se’.

I comportamenti autodistruttivi diventano come una droga a cui l’adolescente ricorre per curare un senso di morte interno ed una paura di disintegrazione del Se’, pertanto rappresentano un tentativo disperato di ristabilire l’integrita’ e la coesione del Se’.

Le condotte autolesionistiche, quindi, costituiscono un tentativo di riparare un difetto strutturale del Se’ correlato ad un’ incapacita’ di gestire e provare stati emozionali dolorosi.

I comportamenti autodistruttivi si osservano anche nei bambini piccoli in situazioni di grande carenza emotiva come espressione del bisogno compulsivo di un’autostimolazione per sentirsi vivi. Nel neonato le condotte autolesionistiche sono tanto piu’ distruttive quanto piu’ importante e’ la deprivazione affettiva da parte della figura materna.

I comportamenti autodistruttivi forniscono un conforto momentaneo ma non sono modalita’ sane ed adeguate in quanto non e’ possibile considerare un comportamento sano farsi del male per sentirsi vivi e per soffrire meno dal punto di vista emotivo.

Nel caso di condotte autolesionistiche puo’ essere molto importante rivolgersi ad una psicologa psicoterapeuta in quanto il percorso psicoterapeutico puo’ aiutare l’adolescente a comprendere il senso dei propri comportamenti autodistruttivi, ad individuare altre modalita’ di espressione della sofferenza e ad acquistare fiducia in se’ e negli altri, evitando cosi’ che tali comportamenti diventino il modo abituale di ridurre il disagio e le tensioni e di lenire la sofferenza emotiva.

 

 

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